Cervello in Tilt

Il Bugiardo Presunto Sano

5 Marzo 2018

Il Bugiardo Presunto Sano

Il difensore calcistico presunto sano

di Stefano Michelini

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[ Stefano Michelini ]

Sapere quando bisogna avvicinarsi o allontanarsi è uno dei cardini dell’amore e della sincerità verso se stessi e verso la vita, che nessun libro insegna. 

Nello sport, nella fisica nucleare e spaziale, nell’educazione dei contenuti  nei figli, funziona alla stessa maniera. Troppo stretto male, troppo lontano male.

Come nella musica: una nota asincrona può causare un disastro prima e una marea di alibi a posteriori, verso il maestro, ma soprattutto verso se stesso. 

Lo stesso in amore, ma lo abbiamo spiegato nel post precedente. 

Il senso del tempo è strettamente correlato al concetto di errore, l’errore all’alibi, l’alibi alla bugia.

Un esempio calcistico, ma di facile transizione a qualsiasi sport, chiarisce tutto. 

In campo calcistico, nella marcatura “a uomo” di un centravanti, che sappiamo essere fortissimo, abbiamo due armi di annullamento dell’avversario: l’intuizione istintiva delle traiettorie dei palloni diretti verso di lui con il conseguente anticipo o il sapere tenere la giusta distanza, per non esporci a movimenti incongrui.

Un difensore sano mentalmente, non impulsivo, non pauroso, ma sempre presente a se stesso lo sa e non corre nessun pericolo. L’attaccante non toccherà un pallone.

Il difensore Presunto Sano non è un malato psichiatrico. Può essere ansioso, nell’accezione di pauroso e impulsivo. Parte delle sue capacità mentali di tenere il campo e annullare l’avversario, sono perse in questo caos di pensieri confusi. É già in condizione di handicap nei confronti dell’avversario prima di cominciare. 

In queste condizioni di caos mentale, il comportamento più istintivo e frequente è accorciare la distanza e appiccicarsi a lui. 

Questo pensiero lo rassicura: “Più addosso gli sto, più sono certo che non andrà da nessuna parte”. 

Come un fidanzato geloso alla sua donna e con gli stessi risultati.

Il centravanti che si sente appiccicato il difensore dietro, lo può portare dove vuole, aprendo varchi ai compagni nello spazio di campo lasciato vuoto e mettendo a disagio tutta la difesa.

Un ricordo divertente della mia adolescenza calcistica risale ad una partita in cui io, difensore, dovevo marcare un giocatore ritenuto fortissimo. Calcolando bene le traiettorie e picchiandolo dal primo minuto non gli feci toccare una palla. Quando l’allenatore avversario decise di sostituirlo perché malconcio, ero talmente ossessionato dall’idea di stargli vicino che lo accompagnai fino ai primi gradini del tunnel che portava agli spogliatoi, suscitando l’ilarità di tutta la tribuna e la mia vergogna.

Nelle istanze psicologiche che inducono alla bugia, c’è senza dubbio una componente di analisi superficiale di tutte le componenti di un’azione e il tentativo inutile e maldestro di nasconderlo a se stessi e agli altri.

Dobbiamo ricordarcelo molto bene, perché la nostra vita diventerà un ginepraio inestricabile e noi non sapremo più chi realmente siamo. E questo è un problema.