Cervello in Tilt

Ansia e Insicurezza

11 Maggio 2018

Ansia e Insicurezza

Perfezione

di Stefano Michelini

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Nel post precedente, Spazi di Memoria è stato descritto il potere invalidante sulla qualità della vita anche di un solo sintomo di un disturbo psichiatrico conclamato: la Perfezione e il suo correlato attivo, il Perfezionismo.

 

Nessun manuale al mondo avrebbe potuto parlarne meglio di Elisabetta Ricci, che ci ha raccontato una bella storia di “solo sesso”, senza rendersi minimamente conto che stava scrivendo una delle pagine più centrate sul concetto di Presunti Sani.

 

In questo caso la Perfezione si inserisce nel contesto residuale del Disturbo Ossessivo Compulsivo, come avevamo già fatto nel post dedicato al Dubbio Ossessivo nella sezione Ansia e Insicurezza.

 

Il Perfezionismo può essere un reattore nucleare di estrema precisione, se si mantiene entro certi limiti. Come il Dubbio del resto. 

 

Se questi limiti vengono oltrepassati, questi tratti diventano armi diaboliche rivolte contro noi stessi, fino ad esaurirci completamente, sia nella qualità della vita, sia nella produttività. 

 

Un desiderio di precisione oltre il limite implica sofferenza e induce una progressiva riduzione dell’autostima, per la sensazione di non essere mai abbastanza bravi o belli. Che la nostra casa non è mai abbastanza pulita. Che il nostro corpo non è mai completamente igienico. La lista delle inadeguatezze di un Presunto Sano perfezionista potrebbe essere dilatata all’infinito.

 

Trattandosi di un unico tratto disfunzionale, e non di una malattia, per tutti non saremo malati, ma etichettati in una generica definizione: “È pignola,  è pignolo, sarà sempre così, è carattere.” 

 

Nel caso del Presunto Sano dubbioso, lo stigma a vita sarà quello di un soggetto noioso, lento, indeciso. É carattere, si dirà di nuovo.

 

Intanto il tempo Tic-Tac, Tic-Tac, Tic-Tac: opportunità sfuggite di mano, relazioni sfrangiate, continua ruminazione mentale di pensieri a nastro, riduzione progressiva delle nostre capacità potenziali.

 

Si dirà è carattere.

 

No, non lo è. Il nucleo elettrochimico cerebrale del controllo è leso in modo minimale. Quel minimo che però ci affossa nelle sabbie mobili se qualcuno non ti getta una corda per tirartene fuori. Quel qualcuno ci sarà sempre in futuro. É l’obbiettivo del nostro progetto.

 

Un’azione generata da un nucleo integro ha il seguente iter:

 

  1. Idea (pulire la propria camera)
  2. Progettazione (lo faccio stamani perché ho tempo e voglia; ho il materiale che serve; comincio da questo punto della stanza e proseguo secondo questo schema) 
  3. Realizzazione (inizio a pulire uno spazio)
  4. Controllo (verifico se sono soddisfatto ed eventualmente correggo subito quello che non mi soddisfa)
  5. Continuazione (continuo a pulire)
  6. Eventuale Pausa Caffè
  7. Termine del progetto (la camera è pulita)
  8. Verifica finale (verifico se sono soddisfatto del lavoro totale svolto ed eventualmente correggo subito quello che non mi soddisfa)
  9. Mi sdraio sul letto un attimo, prendo il mio I-Pod e ascolto una canzone dei Subsonica

 

 

Ho fatto quello che volevo, come volevo, nel tempo che volevo. 

 

Esco e mi vado a baciare con il mio amore.