Cervello in Tilt

Ansia e Insicurezza

2 Agosto 2017

Ansia e Insicurezza

Dubbio ossessivo

di Stefano Michelini

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Il dubbio è un vissuto esistenziale quotidiano. Siamo continuamente sollecitati a fare scelte: semplici, medie, complesse, su questioni superficiali o profonde. Il cervello ha tutte le potenzialità per fare fronte a questo tipo di operazione. Il problema psicologico nasce quando, dopo l’analisi delle fonti del dubbio di fronte a che cosa fare, non si riesce a passare all’azione, perché ancora tormentati dal pensiero della decisione opposta. Il risultato di questo contrasto è la paralisi operativa: si rimane fermi sul da farsi, sprecando tempo di vita, con la sgradevole sensazione di non avere mai la testa libera. Il cervello ha circuiti elettrici e chimici preposti alle scelte di qualsiasi tipo e nel suo processare informazioni usa una sequenza lineare: 1. analisi della scelta; 2. dubbio sulla scelta; 3. nuova verifica della scelta fatta; 4. configurazione delle conseguenze della scelta intrapresa; 5. sintesi finale; 6. azione. Per le scelte semplici e standard, come che tipo di pane comprare, il cervello usa opzioni già sperimentate con successo e non ripete la sequenza. Nel cervello esiste un magazzino immenso di scelte già fatte, che vengono semplicemente prese e usate fino a quando non decidiamo di cambiarle. Questi circuiti cerebrali del dubbio sono però soggetti a danni più o meno gravi, che insorgono alla nascita o dopo l’interazione con eventi che portano alla luce difetti precedentemente passati inosservati. Questo danno porta ad una interruzione della sequenza nella procedura di una scelta e ci troviamo impantanati sul cosa fare.

Questa problematica è molto evidente del Disturbo Ossessivo Compulsivo, un disturbo psichiatrico che ha molte manifestazioni, ma che di fatto paralizza le capacità di scelte, soprattutto quelle rapide. Un esempio conosciuto da tutti è il paziente che si lava le mani un numero preciso di volte, per arrivare alla certezza che siano pulite perfettamente. Questo sistema può assumere connotati grotteschi, come nei pazienti che passano ore sotto la doccia, ritenendo che per sciogliere il dubbio sulla loro igiene, devono consumare un determinato numero di saponette o di confezioni di bagno schiuma. Ma questo è un disturbo talmente evidente che il paziente stesso o un familiare arriva ad un consulto specialistico. Tutto può essere molto più sfumato fino ad essere valutati, visti dall’esterno, uomini saggi e ponderati nelle scelte. In realtà, spesso dietro alla presunta saggezza esiste un uomo infelice, che rimugina per la maggior parte del tempo, giorno e notte. Questo blocco di scelta comporta una serie di conseguenze che non consentono una qualità della vita nemmeno sufficiente, nonostante non essere diagnosticati come pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo vero e proprio. Le conseguenze di questo stallo decisionale sono incertezza; lentezza operativa indotta da perfezionismo; lentezza indotta da necessità ossessiva di inutili controlli; limitata capacità decisionale indotta dalla necessità di un eccesso di informazioni; ridotta efficacia di risolvere tempestivamente un problema, per eccessiva attenzione al dettaglio; ridotta efficacia indotta da mancata identificazione di priorità; difficoltà relazionali indotte dalla rigidità nella interpretazione delle norme; difficoltà relazionali indotte dalla scarsa propensione al compromesso, in quanto anche in amore deve essere tutto bianco o nero; difficoltà relazionali indotte da scarsa empatia; dal dubitare sempre dell’altro; difficoltà di sentirsi a proprio agio in ogni ambiente fisico che non sia il proprio, per l’ossessione dell’igiene e/o della simmetria della disposizione dei mobili; bizzarrie comportamentali indotte da rituali scaramantici che servono per liberare la mente per qualche minuto dal dubbio martellante. Risulta evidente che questo fardello, possa essere considerato dal soggetto come una normale esasperazione del proprio carattere, alteri la qualità della sua capacità potenziale e induca una lentezza operativa che non consente di stare al passo con un mondo che scorre velocissimo. In un ufficio, l’accumularsi di documentazione su una scrivania, può essere scambiato per pigrizia, incapacità di analisi, incompetenza, mentre invece ad essere alterata è la matrice psicologica e neuro-chimica dei centri deputati alle scelte per come disporre i vari oggetti. La nuova psicologia e la nuova psichiatria hanno a che fare con questi deficit, perché subdoli e non evidenti come il paziente che passa quattro ore sotto la doccia. Deve invece penetrare nella nostra mentalità che il concetto di salute mentale non può soltanto coincidere con l’assenza di una malattia conclamata, ma anche con concetti di ecologia mentale e di qualità della vita. L’essere ossessivamente dubbiosi ci rende tristi, lenti, dubitativi, incerti e noiosi a noi stessi e agli altri.

Tutto questo può essere facilmente risolto da specialisti che valutano in modo significativo i sintomi confusi con il carattere della persona e come tali suscettibili al luogo comune più diffuso nel mondo “che il carattere non si cambia”. In realtà il carattere non si cambia se è funzionale ad una vita serena ed efficace, ma va cambiato se ci relega tra le persone sofferenti.