Cervello in Tilt

Vite Parallele

13 Giugno 2018

Vite Parallele

I sogni

di Stefano Michelini

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Cara Enrica, Cara Alessia, siete donne musicalmente e umanamente raffinate. Il romanziere, in modo completamente avulso dal contesto, ha voluto dedicarvi il suo scritto.

 

PROLOGO

 

Se dovessi iniziare di nuovo la mia carriera di neuro-scienziato, mi occuperei dell’origine dei sogni, ma non della loro interpretazione. L’Origine appartiene alla Scienza; L’Interpretazione all’umanità variabile e volubile.

 

Immagino che il sogno non sia un buco nero o un pozzo alchemico, ma tracce di memoria già strutturate, probabilmente nella nostra amigdala, o chi sa dove. 

 

Immagino che queste tracce, che possono essere anche cortissime, vengano poi ulteriormente arrangiate dal un compositore sconosciuto che passa per caso dentro di te, quando dormi.

 

Non è un ladro dei tuoi pensieri. E’ un romanziere che scrive come se fosse un direttore d’orchestra. Infatti scrive su spartiti.

 

Dormi. Lui arriva con il suo spartito già pronto, in cui non ci sono note, ma assemblaggi precisi di istanti di vita. Niente è scritto a caso. 

 

Il suo scrivere è del tutto normale per semantica e sintassi. Non ci sono distorsioni di parole.

 

Nella maggior parte dei sogni non c’è nemmeno distorsione di contenuto.

 

Mi chiedo: perché se semantica, sintassi e contenuto sono gli stessi della veglia, il sogno ci sorprende sempre?

 

 

SVILUPPO

 

Sono le 3.15, ormai le 4.28 e mi sono alzato per raccontare il sogno che mi ha costretto ad alzarmi, aprire il Mac e scriverlo. Eppure è un sogno molto banale, aderente alla realtà della veglia, che mi vede uomo in transizione. 

 

Un uomo, nella mia visione, violentato psicologicamente in modo duro. Bastonate nella schiena da un gruppo di teppisti in un vicolo buio. 

 

Teppisti che hanno dei principi e delle motivazioni precise, secondo lo script del romanziere. Detestano le bugie, anche se sono bugie di protezione. Sono hooligans della verità assoluta. 

 

Sono teppisti che conosco, che ho protetto dalla loro fragilità. 

 

Sono uomini e donne. 

 

Una di loro tentò il suicidio con due scatole di Prozac, perché, di domenica mattina, andai a fare una visita psichiatrica, alle 10.30, a Forte dei Marmi, ad una paziente in stato di agitazione psicomotoria, chiamato al telefono dal figlio quindicenne. 

 

Se fosse accaduto di lunedì, sarebbe stato concepito lavoro, ma di domenica no. Di domenica se si esce, si tradisce. Quando invece, la statistica italiana afferma che si tradisce in senso sessuale preferibilmente nei giorni feriali, per ovvie motivazioni e logistica.

 

Ricordo bene che restai con questa paziente molte ore e quando la crisi finì, andammo con il figlio a mangiare focaccine. Tutto era passato.

 

Trovai la teppista a casa, in lacrime, appena rientrata dal Pronto Soccorso, che si scusava del gesto autolesivo, che aveva fatto preoccupare tutti. Non me. Della vita uno ne fa ciò che vuole. 

 

Uccidersi, se non è per epilogo di una malattia non curata, è un gesto di responsabilità coerente verso una propria visione delle cose: nella fattispecie, la visione delle cose era che se si esce la domenica a visitare una paziente era tradimento sessuale certo.

 

Non mi ero preoccupato per niente, anche se a volte le cose finiscono male, con morti e feriti.

 

Il padre della teppista tradiva, come quasi tutti gli uomini, una moglie noiosa,  ma lo faceva nei giorni feriali, quando tutto poteva essere giustificato con imprevisti di lavoro. Ma la domenica mattina mai: scarpe da ginnastica, qualche salutare chilometro a piedi e ritorno. Il pomeriggio alla partita. Le sue amanti, con il sapore dello sperma in bocca, anche se di domenica, potevano interrompere il suo sano flusso festivo sul divano, con il messaggio  di rito: “Non mi sono ancora lavata perché voglio trattenerti ancora con me”. Politicamente corretto e con la solidarietà di tutti i compagni di merende. Niente da dire. Umanità purissima.

 

Sono pignolo quando non capisco la struttura degli stereotipi, anche se  formalmente sono chiari a tutti. Li capiscono tutti gli stereotipi.

 

Bugie per protezione, quindi. Se succede qualcosa di sgradevole, penso che non vada detta. Lo firmo. Se per un’uscita di lavoro di domenica, una teppista tenta il suicidio, come le si possono rivelare accadimenti con valenza negativa, anche al di fuori, e sopratutto al di fuori di una dinamica relazionale?

 

Sono pignolo, ma il mio cervello comprende e agisce di conseguenza: bugie per protezione a oltranza.

 

Il romanziere mi fa chiedere mentre dormo, perché la teppista fautrice della verità, a tutti i costi, salvo tentare di suicidarsi, non è d’accordo con me, che anche la privacy medica possa essere infranta se un omosessuale sieropositivo continuerebbe a stare con la moglie in omertà assoluta e procreare a oltranza, soltanto perché la moglie è una sua amica e si potrebbe scatenare una reazione a catena dagli esiti imprevedibili?

 

Il romanziere mi fa chiedere: non è una di quelle omissioni di protezione che lei odia?

 

Perché per me non vale e non sono valse, l’omissione e la bugia per protezione in circostanze oltremodo delicate?

 

Il romanziere questa volta si è impegnato molto a frammentare e ricomporre le  mie tracce di memoria rintanate nell’amigdala.

 

La teppista ha organizzato l’agguato insieme ad altri suoi fanatici e mi hanno aspettato in un piccolo vicolo di notte. Una variante del romanziere, perché di notte io dormo e non me ne vado in giro. Ha voluto ricamare un pò. La scenografia lo imponeva.

 

Ho la schiena spezzata in due, ma non provo dolore. Domani è un giorno importante: mi aspetta il terzo tentativo di rifare la carta di identità smarrita con il portafogli. Anche se dovessi fallire proverò altre volte, come per la patente di guida e la tessera sanitaria. Sarò presto, di nuovo, un cittadino certificato. Avrò anche un portafogli nuovo. 

 

Nessuno saprà che la mia schiena è spezzata, perché non provo dolore.

 

Il romanziere di turno, come gli altri inventori di sogni, rimane anonimo. Ha inoculato nei miei neuroni il suo tema sincopato e spiazzante, ma questa volta ricco di contenuto. Ora si è dissolto.

 

Sigmund, mio caro Sigmund, quanto vorrei essere stato tuo compagno di banco; ti avrei impedito assolutamente di interpretare i sogni. Saremmo andati a pescare insieme e sarebbe stato bello.

 

 

Post Scriptum

 

Interessante, che i giorni in cui si lavora e si tradisce siano denominati feriali. Il perché viene da lontano. I “dies ferialis” erano i giorni della settimana in cui si celebrava un santo, ed era un lavoro, mentre la domenica era festivo in quanto “dies Domini” (giorno del Signore), in cui ci si dedicava in completo disimpegno a pensare solo a Dio. Lo so, sono pignolo quando non capisco.