Cervello in Tilt

Relazioni Complicate

25 Aprile 2018

Relazioni Complicate

Perché noi donne diciamo di poter capire dal primo sguardo se un uomo è giusto per noi, ma non riusciamo a comprendere dal primo schiaffo che è quello sbagliato

di Insider Anonima

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Il giorno del primo schiaffo come lo hai vissuto?

 

Fu l'inizio di un incubo, di una discesa verso il baratro; giorno dopo giorno quell'uomo che aveva giurato di amarmi e proteggermi per l'eternità diventava scostante, paranoico e cattivo. 

 

Le litigate si facevano più frequenti, non perdeva occasione per ricordarmi che non valevo niente, che facevo schifo, che non avevo mai combinato niente nella vita, che non ero in grado di accudirlo, di dargli le giuste attenzioni, qualsiasi cosa facessi non andava bene; mi faceva sentire talmente incapace e inadeguata che, giorno dopo giorno, mi convincevo che lui avesse ragione e nel giro di poco tempo mi sentii sotto controllo totale con mia complicità di suddita; mi chiamava per controllare se avevo la linea occupata; non voleva che avessi contatti con la mia famiglia. 

 

Perché non hai pensato che fosse psichiatricamente malato?

 

Perché, non accadeva sempre. Questi episodi erano intervallati a periodi, più o meno lunghi, di serenità in cui lui mi trattava da vera regina, in questi momenti speravo che quella brutta parte di lui non tornasse fuori e facevo di tutto per assecondarlo nei suoi voleri

 

Oltre al notevole disagio di vivere in continua tensione interna, gli episodi si ripetevano sempre nello stesso modo o erano più gravi?

 

Quei momenti tornavano sempre e ogni volta le sue parole erano ancora più forti; spesso durante le discussioni mi spingeva minacciando di uccidermi insieme alla mia famiglia. Ero terrorizzata da lui, lui che decideva tutto, persino che non andassi a lavorare, lui che riusciva a controllare tutto di me. 

 

Scusa se sono ripetitivo, ma non ti sei chiesta, dopo il ripetersi di vari episodi, se fosse malato psichiatricamente e che l’unico modo di aiutare lui, ma soprattutto te è parlarne con con il medico di famiglia o direttamente con uno psicologo o psichiatra? Questo comportamento è tossico, da malato e il tuo da Presunta Sana. Non è possibile tollerare una situazione di questo genere se anche tu, nel non parlarne, non hai difetti psicologici.

 

Ero terrorizzata. Non riuscivo a parlarne nemmeno a me stessa con chiarezza. Subivo passivamente. 

 

Ammetti quindi che anche tu non eri psicologicamente pronta ad affrontare la situazione.

 

Si, non ero pronta. E ci sono altra cose ancora, classiche: non potevo rifiutarmi di andare a letto con lui; ogni volta che provavo a farlo ribadiva con forza che era un mio dovere di moglie, che il nostro contratto di matrimonio prevedeva anche questo, diventava violento, così mi vedevo costretta a cedere. 

 

Cosa pensavi Clarisse?

 

Avrei voluto scappare via e cancellare il dolore di una vita così umiliante, ma non sapevo come fare. Mi sentivo persa, sola e sconfitta, credevo di non avere via d’uscita. 

 

Poi? Se sei qui a parlamene ci sarà stato un poi. Se vuoi dirmelo.

 

Si. Non un medico, ma la mia famiglia e il mio istinto di sopravvivenza. Un giorno di giugno ho raccontato tutto alla mia famiglia, ho trovato il coraggio di ammettere a me stessa che ciò che vivevo era reale e più lo raccontavo più prendeva forma, più parlavo e più quel malessere e quel senso di schiavitù, che mi avevano accompagnata per anni, abbandonavano il mio corpo lasciando spazio solo a un senso di forza e determinazione che mi hanno dato il coraggio di scappare da una situazione che mi stava portando a morire lentamente. 

 

Dopo anni di sottomissione si è innescato in me un forte istinto di ritornare a vivere da donna libera, libera di ricostruire una vita piena di sogni, libera di respirare. 

 

Non è stato un passo facile. Mi ci sono voluti mesi prima di riuscire a farlo, la paura di lui e del fatto che avrebbe potuto ammazzarmi se solo avesse capito che volevo lasciarlo, mi divorava ma alla fine sono riuscita ad andare via. 

 

Per tanti mesi ho dovuto nascondermi da lui, per tanti mesi ho continuato a vivere nel terrore che potesse trovarmi, col tempo ho imparato ad affrontare le mie paure e a vivere per la mia serenità. Oggi sono fiera del passo che ho fatto è una cosa che mi rende orgogliosa della persona che sono.

 

Perché noi donne siamo convinte di poter capire dal primo sguardo se un uomo è giusto per noi, ma non riusciamo a comprendere dal primo schiaffo che è quello sbagliato?

 

Penso che non tutte le donne accettano e lasciano passare una violenza fisica anche se singola. Non parliamo poi di quando lo schiaffo era inserito in un contesto di schiavitù totale come lo hai descritto. Credo che il problema psicologico in te fosse una paura non fisiologica, essere ipersensibile. Probabilmente sei stata paurosa fin da bambina. Conosco donne che se ricevono un solo schiaffo vanno via di casa immediatamente e denunciano il compagno, anche se la protezione delle forze dell’ordine è minima. Cosa mi dici in proposito?

 

Non ho più voglia di parlare ora, scusa. Solo dire che non è mai troppo tardi per dire basta, non è mai troppo tardi per vivere da donne libere.

 

 

 

Post Scriptum di Stefano Michelini

Di queste situazioni me ne capitano moltissime per cui, oltre alla solidarietà per questa insider e a consigliare analisi interiori e relativi comportamenti, mi è rimasta una perplessità nuova: Mi chiedo, violenza a parte, se un uomo adulto annovera nei doveri della moglie anche quello di essere accudito? Non capisco. Accudito in cosa? Pannolone? Imboccare? Bidet? Asciugare le spalle dopo la doccia? Cibo?