Cervello in Tilt

Relazioni Complicate

1 Settembre 2017

Relazioni Complicate

Irritabilità

di Stefano Michelini

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L’irritabilità è un tratto attribuito spesso al carattere, tanto è vero sono stati coniati aggettivi particolari, che definiscono i soggetti che facilmente trasformano una conversazione in una lite: “fumino”, “stizzoso”, “collerico” ed altri epiteti più gergali. Il nostro mondo è un mondo totalmente relazionale, sia che si tratti di relazioni atteggiate, sia che si tratti di relazioni vere. Il denominatore comune è che al minino accenno di disaccordo, il soggetto perde il controllo della comunicazione, ottenendo di fatto l’interruzione della comunicazione stessa nei vari modi possibili: alzare la voce, parlare mentre l’altro parla, riducendo la bolla prossemica, evocando nell’altro una reazione analoga o un suo allontanamento fisico. Il danno relazionale che ne consegue dipende dal contesto, ma sia che si realizzi in ambito familiare, che lavorativo, determina la fine del passaggio di contenuti utili.
L’irritabilità crea quindi sempre un vuoto, una perdita di tempo, di energie e la necessità di doversi ritrovare in un contesto analogo.
L’irritabilità può essere transitoria se comeguente ad un periodo stressante, malattie organiche autolimitantesi, o a eventi fisiologici ciclici come la fase premestruale, ma può essere una modalità costante di interagire con gli altri: questo agire preclude opportunità di scambio, comunicazione di contenuti importanti, ulteriore stress con successiva frustrazione per non sapere essere in grado di autocontrollarsi.
Il luogo comune che, l’irritabilità costante sia espressione naturale di un certo modo di comunicare, per influenzare in qualche modo la direzione della comunicazione deve essere analizzato per poter essere smontato in quelle che sono le sue vere componenti. Il non perfetto funzionamento dei circuiti cerebrali preposti alle varie funzioni può determinare irritabilità costante, dovute sia a stati ansiosi sia a oscillazioni del tono dell’umore. Se un soggetto ha tratti ossessivi, anche nel parlare cercherà a tutti i costi di esporre i propri concetti con l’ordine prefissato che il tratto ossessivo gli impone; se la scaletta degli argomenti di questo soggetto viene interrotta per la richiesta di un chiarimento, o per un evento occasionale, l’iter prefissato salta, generando un generale nervosismo che, non previsto, altera ulteriormente le capacità di comunicative del soggetto, che tende a riprendere il discorso dall’inizio, a ripetere concetti già detti. Tutto questo genera nell’interlocutore un senso di noia e di desiderio di abbandonare più velocemente possibile la conversazione. A livello meta-verbale questo viene trasmesso in modo chiaro a chi parla, che da uno stato di alterazione, passa ad un’alterazione ancora superiore: la voce si alza, si tende a balbettare, il colore della pelle cambia e la conversazione si esaurisce.
Anche l’umore può determinare irritabilità costante nei soggetti definiti lunatici. Le oscillazioni dell’umore infatti non sono sempre pure in senso depressivo o in senso euforico. Spesso l’umore si blocca in una fase intermedia, detta fase mista, in cui il paziente è lievemente depresso e contemporaneamente iperattivo, con un tono di voce più alto del solito, con facile distraibilità e conseguente perdita del focus della conversazione. Il soggetto si rende conto da solo di non essere efficace e che, di minuto in minuto, le possibilità di un recupero del contenuto che si vuole trasmettere si riducono sempre di più, mentre l’irritabilità cresce esponenzialmente. Il comportamento del soggetto in questo caso è quasi sempre recepito come inopportuno e fastidioso. Un venditore, un insegnante, un avvocato, uno sportivo professionista possono incorrere in una notevole riduzione della propria efficacia nei loro rapporti con fornitori, clienti, alunni, colleghi, arbitro o compagni di gioco. Se ne deduce quindi che per chi riscontra di appartenere a questa categoria di soggetti irascibili di non arrendersi di fronte al fatto che questo sia un tratto duraturo. Sia sugli aspetti ansiosi, sia su quelli dell’umore si può intervenire in modo molto efficace con un approccio psichiatrico, psicoterapeutico e, in terza istanza, con una riabilitazione mirata ai concetti base della comunicazione.