Relazioni Complicate

[ Stefano Michelini ]
Entriamo dentro l’invidia. È ora. Purtroppo e per fortuna, possiamo entrarci solo dal punto di vista clinico, da sempre l’approccio che porta a far stare bene il paziente.
L’analisi dell’invidia, come ogni altro attributo “caratteriale”, che sappiamo non esistere va condotta come il gioco della battaglia navale.
Immaginiamo che nella tabella di un presunto sano, al posto dei numeri ci siano:
- Claustrofobia
- Ansia generalizzata
- Bugia patologica
- Timidezza
- Aggressività
- Ossessività
- Rimuginio
- Sensibilità al giudizio altrui
- Bisogno di controllo
- Ansia di prestazione
Immaginiamo quindi che al posto delle lettere ci siano:
- Irritabilità
- Gelosia
- Gioco d’azzardo
- Nuove Infedeltà
- Dipendenza da Smartphone
- Bassa Autostima
- Ipersensibilità generale
- Ipersensibilità allo stress
- Errori Seriali
- Promesse Mancate
Ora giochiamo con la soluzione, già evidente nel grafico sopra:
Il fattore critico dell’Invidia è la Bassa Autostima (posizione F) che s’ incrocia con le istanze psicologiche orizzontali di Timidezza, Aggressività, Ossessività, Rimuginio, Sensibilità al giudizio altrui, Bisogno di controllo, Ansia da prestazione (Posizioni 4, 5, 6,7,8.9,10).
Se, durante il colloquio con il presunto sano sofferente, vengono individuati gli incroci in F-4-5-6-7-8-9-10, abbiamo rintracciato le radici di base dell’invidia.
A questo punto l’invidia può quindi essere ridefinita specificatamente come una posizione psicologica che ha come base una bassa stima di se’, una problematica relativa all’umore, che si incrocia con istanze psicologiche prevalentemente ansiose quali Timidezza, Aggressività, Ossessività, Rimuginio, Sensibilità al giudizio altrui, Bisogno di controllo, Ansia di prestazione.
Ognuna di queste istanze abbassa la soglia dell’autostima, la riverbera continuamente sul cervello, la fa diventare aggressiva, irritabile e in continuo confronto competitivo con quello che appartiene ad un altro, con il godimento di poter vedere interrotta la felicità dell’altro.
È evidente quindi come l’invidia abbia una radice comune umorale (la bassa stima di sé) con tutta una serie di pressioni ansiose, ognuna delle quali curabili specificatamente sia con farmaci, sia con psicoterapia. E seguendo protocolli terapeutici precisi l’invidia, e la sofferenza che essa comporta, scompaiono per sempre.
In particolare, il terapeuta dovrà ridurre la componente ossessiva del rimugino, la freddezza che fa desiderare di abolire il piacere altrui, e trovare un bilanciamento tra questi fattori e il tono dell’umore basso (distimia) per colmare le voragini che l’invidia ha creato.
Come si può vedere, la concezione dell’invidia è più concreta e identificabile rispetto all’invidia del Pene di Freud…
Invidiosi, avete molte speranze di non esserlo più.
Un gioco da ragazzi.