Cervello in Tilt

Relazioni Complicate

17 Giugno 2018

Relazioni Complicate

Epistula

di Insider Anonima

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Caro amico mio, ti scrivo questa lettera non perché tu sia lontano, ma bensì per fissare sul foglio quelli che sono i miei pensieri. Perché come da sempre si dice, ed è una realtà fisica inequivocabile, scripta manent. 

 

Scripta manent, è ovvio. Per questo, si dovrebbe scrivere molto di più a riguardo dei nostri pensieri. La rilettura di noi è uno specchio oggettivo, mentre Il riascolto astratto dei nostri pensieri è un mago, che anche con il solo cambio dell’intonazione di una parola, aggiusta lo scenario come lo vogliamo noi. 

 

Lo scrivere ti costringe come minimo a dire:  l’ho scritto io, non c’è nessun mago. Ti costringe se vuoi, a riflettere sulla validità di ogni verbo divenuto carne. Se non vuoi riflettere, ci vogliono cinque secondi, per buttare il foglio nel bidonino bianco destinato alla carta.

 

Sono trascorsi giorni pieni di confusione e rabbia, la culla perfetta per noi Presunti Sani.

 

Sono trascorsi giorni interi, manipolati noi stessi, dal nostro mestiere di venditori, anche se professionali e non incantatori di serpenti. Il mestiere di venditore ti fa automaticamente pensare al detto “non si ruba in casa di ladri”.

 

Sono trascorsi giorni interi in cui non ci siamo resi conto che per tutti, la comunicazione avviene per il 70% con i segni del corpo e che tu leggi il 1000% dei segni del copro.

 

Sono trascorsi giorni interi in cui quindi ci hai sempre letto, in silenzio. Comprese la dilagante, insistente e pressante diffidenza, dopo il magico inizio.

 

Mi sono persino dimenticata che la canzone che ti avana più colpito, tra le mille scambiate, era Diffidenza dei Tribber Squad. Un tuo messaggio in codice non compreso. Sembrava un semplice giudizio su un bravo rap. Invece tu davi segnali chiari che ci stavi leggendo.

 

In noi, si sono palesati tutti i difetti caratteriali (anche se davvero poi il carattere non esiste) che si potevano consumare.

 

Sono passata dall’euforia alla disperazione, come se tutto quello che era stato fino ad oggi fosse stata soltanto un enorme bolla di sapone.

 

La diffidenza mi ha consumata, pensando che davvero non fossi quello che mi era stato detto che ero: tutte parole fatte di lusinghe gratuite, per assicurarsi il favore e la benevolenza di altri, ho pensato di capire, come ci si sente ad essere considerati semplicemente oggetti preziosi, che servono solo come merce di scambio.

 

Si chiama semplicemente sensazione di essere manipolati.

 

Poi ho voluto pensare che queste mie immaginazioni fossero solo frutto della mia contaminata fantasia. Contaminata, in quanto indotta e in quanto da me non contrastata.

 

Non sono riuscita a coagulare tutto il tuo riconoscermi, con le opportunità concesse non solo a me, ma anche alla mia famiglia. Opportunità di evoluzione personale, non l’opportunità di acquistare un auto in una concessionaria.

 

Il dubbio mi ha divorata come un cancro per alcune ore, in cui ti ho visto  come un burattinaio che muoveva i fili per assicurarsi una briciola di pane.

 

Poi la lucidità che mi hai regalato, esempio del tipo di opportunità evolutiva di cui ti scrivevo prima, si è fatta spazio nel mio cervello e, nella notte, ho trovato le risposte che volevo, che mi avevi sempre dato tra le righe, ma che non riuscivo a capire.

 

Ho capito come tu riesca a tirare fuori il meglio da ogni persona che incontri, la tua capacità di far prendere consapevolezza nelle proprie capacità, anche a chi fino ad un attimo prima non conosceva e le calpestava. 

 

Caro amico mio ho capito che i tuoi metodi non sempre sono compresi alla prima, e neanche alla decima, ma con il tempo, ma solo in qualcuno, tutto emerge e rinasce anche dalle macerie. L’amore intelligente vince sempre e tutto diventa possibile.

 

Hai creato nell’immaginario di vita di molti noi (Presunti Sani) un futuro stellato, se per stelle intendiamo specchi in cui vederci da un altro punto prospettico.

 

Ad un certo momento però, questo processo involutivo del mio pensiero su di te si è arrestato, ed ho pensato che il blocco fosse accaduto solo per fattori esterni (ma quelli ci saranno sempre). Ed è già stato comunque un primo passo importante verso il vero. 

Poi, finalmente, ho capito che cosa ha davvero arrestato tutto: siamo stati noi, che non ci credevamo più anche se eravamo gli stessi di due mesi fa e per prima cosa non credevamo più in te.

 

Alla fine però tutto torna, le idee si schiariscono e resta l’essenziale. 

 

Ciao amico mio, spero di vederti presto per abbracciarti.