Cervello in Tilt

Psico Art

26 Marzo 2019

Psico Art

Epilogo

di Massimo Vannucci

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Per anni mi è sembrato di girare a vuoto. Ma forse giravo davvero a vuoto. Lavoravo come veniva. Il coro muto del mobbing e di un ambiente non mio. Il bullismo psicologico dei colleghi, il non senso delle mie azioni ripetute ogni giorno. Poi ho iniziato a mettere insieme la collana delle mie cozze avariate e me la sono messa al collo. In questo modo, sono andato in officina per una settimana ancora. Oltre a rimettere in ordine tutti gli strumenti, attrezzi e pezzi, non ci sarebbe stato niente  altro da fare. Poi, quel lunedì non mi sono presentato al lavoro. Avevo compiuto il primo passo.

 

Dopo una settimana che non davo mie notizie, è venuto a trovarmi il mio capo. Nonché amico. Gli ho spiegato che, continuando a lavorare in quel posto, sarei finito in galera, o, alla neuro. Mi ha detto di non andarci più, ma che non mi sarei dovuto licenziare. A mio vantaggio, ha detto lui. Mi risulta nuovo che ci siano vantaggi per me. Eseguo comunque e, finalmente è giunto il primo richiamo formale. Scrivo, mentre attendo.

 

Ho atteso qualche mese, mettendo su me stesso. Alla fine dell’attesa è arrivata la raccomandata tanto desiderata. Sono tornato un uomo libero. Licenziato, con l’ennesima occasione per dare una svolta alla mia vita.

 

Ora, sto percorrendo un sentiero anelato. Faccio qualcosa in cui mi sento capace: scrivere, chiaramente, nella tenebra dell’ignoranza. Adesso anche questo racconto é terminato e non esistono più i fantasmi della violenza psicologica. Mobbing è ormai una parola. La collana di cozze l’ho buttata.

 

P. S. E’ la ‘commedia del paradosso’. Anticamente si chiamava ‘dell’arte’. Nel corso della vita ho interagito con due psichiatri. Entrambi hanno posto termine al nostro rapporto. Con il terzo, ho intravisto me stesso e l’amicizia.