Cervello in Tilt

Problema Cibo

22 Novembre 2017

Problema Cibo

Concetti farmacologici di base per raggiungere il peso forma

di Stefano Michelini

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I farmaci che fanno dimagrire non sono mai esistiti, né sotto forma di preparati galenici, né di preparati di sintesi chimica.

I farmaci che vengono prescritti a chi non è soddisfatto del proprio aspetto aiutano il paziente nel suo percorso ipocalorico, che da solo non riesce a portare a termine. Il ricorso ai farmaci per un motivo estetico, di immagine di sé, non è certo più invasivo di una mastoplastica per quelle donne che non sono soddisfatte del volume e/o della forma del loro seno. I farmaci aiutano il soggetto a dimagrire controllando:

 

  1. Umore
  2. Ansia
  3. Fame

Nella mia esperienza sono tutti sintomi indispensabili da trattare. Questi sono i tre fattori critici, che nella totalità dei casi, minano la volontà di dimagrire e pertanto vanno controllati e ridotti al minimo.

Se uno vuole dimagrire deve logicamente introdurre meno calorie e/o consumarne di più. L’introdurre meno calorie di quelle a cui uno è abituato, sviluppa necessariamente un senso di fame, quasi ingestibile senza l’aiuto di un farmaco anoressizzante.

In un circolo vizioso, la fame non controllata farmacologicamente innalza il livello di ansia del soggetto, riducendo ancora di più la qualità della sua vita e ostacolando il suo desiderio di dimagrire. Con la varietà delle benzodiazepine in commercio si può calmare il mondo intero. Possono essere scelte in base alla loro rapidità di azione, di durata di azione e di potenza. Per un utilizzo congruo alla fame da ridotto introito calorico, si sceglie di solito una benzodiazepina che abbia un’azione compromissoria tra rapidità e durata. La rapidità consente di stare subito meglio, ma se a emivita breve, costringe a più somministrazioni giornaliere. Di solito si sceglie una benzodiazepina con una durata di azione intermedia (24 ore circa) e una buona rapidità di provocare l’effetto ansiolitico, in modo da assumerla una volta al giorno. In ogni caso, l’effetto si ottiene sempre. Se il soggetto è molto sensibile al farmaco anoressizzante, l’ansia sarà minore; il soggetto avrà più bisogno di ansiolitici se invece il farmaco anoressizzante funziona relativamente.

Può destare perplessità il ricorso all’utilizzo di antidepressivi a chi depresso non è. La depressione è infatti una malattia psichiatrica e non va confusa con la frustrazione e l’abbassamento del tono energetico e dell’umore di chi sta dimagrendo. Si può verificare comunque la situazione in cui il paziente sia anche realmente depresso, ma non certo per la riduzione calorica, ma perché è malato di depressione.

L’utilizzo di un antidepressivo come adiuvante di un regime alimentare ridotto, è possibile grazie all’ultima generazione di questi farmaci e in particolare a quei farmaci di cui si ricorda meglio la sigla del nome: gli SSRI, che è un acronimo che sostituisce la romanzesca dicitura anglosassone di Serotonine Selective Reuptake Inhibitors. In sostanza, si tratta di composti che prolungano l’effetto della serotonina nel cervello, una sostanza che il cervello produce naturalmente. La permanenza maggiore nel cervello di serotonina consente ai neuroni di un soggetto in crisi perché mangia meno, di mantenere il ritmo sonno-veglia e di rinforzare l’effetto anoressizzante. Gli SSRI sono diventati molto noti grazie al marketing utilizzato per il lancio del Prozac, che nei film di Woody Allen, viene spesso pubblicizzato come “Pillola della Felicità”.

Senza questi relativamente nuovi antidepressivi, che comunque hanno un profilo specifico, i vecchi antidepressivi non potrebbero essere stati usati da un soggetto in dimagrimento, che si sarebbe dovuto accollare, oltre alle minori calorie introdotte, la fame, l’ansia, e gli effetti collaterali dei vecchi antidepressivi: bocca molto secca e stitichezza.

Farmaci anoressizzanti come la fendimetrazina (proibita), il dietilpropione (proibito) e l’efedrina (proibita) e tutta un’altra serie di farmaci che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale, sono in grado di diminuire l'appetito agendo sui centri nervosi della fame, con meccanismi diversi. Non vedo come questi farmaci, sotto il controllo medico, non siano più pericolosi di diuretici, digitale, chemioterapici o qualsiasi farmaco. E’ evidente che, su un farmaco che è stato approvato, è il medico e la sua competenza che fanno la differenza nel rapporto effetto terapeutico / effetti collaterali. In questi anni abbiamo assistito a un balletto senza fine, tra concessioni e ritiri dei farmaci anoressizzanti, chiaro segno di confusione in merito e, probabilmente di lobbies molto attive. 

Con una nota di colore vengono diramati decretini di legge a Natale, Pasqua e Ferragosto, il più esilarante dei quali è quello del 02/01/2017 nel quale si proibisce ai medici di prescrivere aloe, finocchi, tè verde etc, perché non fanno dimagrire, mentre invece Kilocal Aloe e Kilocal Te verde fanno dimagrire!

Quest’anno, probabilmente per esigenze prolungate di ferie, l’abolizione dell’efedrina dalle preparazioni galeniche è slittata quasi alla fine del mese di agosto.

Il paradosso forse più divertente, non certo per chi deve dimagrire, è che il sovrappeso e l’obesità, che hanno pari valenze cliniche costano moltissimo sia in termini di salute e di costi monetari nella nostra medicina “budgettizzata” dal Sistema Sanitario Nazionale, nonché l’impegno di molti specialisti sottratti alle loro specifiche competenze.

 

Terapia farmacologica chimica

 

La valutazione psicologica è necessaria nel programma per rilevare quegli indicatori subdoli o conclamati di natura psichiatrica, che potrebbero portare al fallimento del programma (drop out). Questo accade soprattutto nei casi in cui i sintomi di un disturbo sono sfumati e quindi difficile da cogliere.

L’associazione di farmaci in una preparazione galenica, può essere fatta a prescindere dalla presenza o meno di disturbi psichiatrici conclamati o subclinici.

Nei casi di assenza di sintomi o disturbi psichiatrici, è il responsabile del programma, in accordo con il paziente, a decidere se prescriverlo. In questi casi, nella mia esperienza personale, estesa a più di 4000 pazienti, il farmaco più efficace è la Fluoxetina, per un periodo di tempo a discrezione del medico.

I motivi principali sono due:

  1. L’effetto anoressizzante riscontrato nelle prime quattro-sei settimane di utilizzo per vari disturbi psichiatrici, che aiuta l’inizio della riduzione calorica.
  2. La tenuta del tono dell’umore, che può abbassarsi anche in una persona psicologicamente sana, nella transizione alimentare che può causare stanchezza, tristezza, difficoltà nel cambiamento di abitudini alimentari e comportamentali contratte gli anni.

 

Se sono presenti disturbi psichiatrici depressivi, anche subclinici è consigliabile un consulto con lo psichiatra, che valuti la possibilità di incrementare il dosaggio della Fluoxetina a 40 mg, a meno che il paziente già l’assuma. Nel caso che la terapia psichiatrica comprenda altri farmaci, lo psichiatra, informato del programma in atto, dovrà cercare, quando possibile, di fare una transizione degli altri farmaci assunti verso la Fluoxetina.

Possiamo trovarci anche nella condizione di presenza di un Disturbo da Alimentazione Incontrollata, sempre in forma subclinica, per cui, in modo del tutto inconsapevole, il paziente, proprio per le caratteristiche del disturbo, mangia continuamente nell’arco del giorno, minime porzioni di cibo, che sembrano non apportare calorie, mentre in realtà le portano a livelli tali, da essere la causa principale di obesità. In questo caso il farmaco di elezione è il Topiramato, prescritto in dosi e periodi personalizzati. Il Topiramato efficace anche nella Bulimia, aiuta il paziente a distaccarsi con facilità da questo continuo ipercalorico spelucchiare. Il Topiramato non è prescrivibile come galenico e quindi il dosaggio personalizzato, nell’ottica cieca dei legislatori, farebbe male, ma è prescrivibile quello dell'industria a dosaggi fissi, che invece fa sicuramente bene. Davvero un mondo ironico, quello farmacologico.