Cervello in Tilt

Problema Cibo

1 Settembre 2017

Problema Cibo

Abbuffate di Cibo

di Stefano Michelini

‹ INDIETRO

Per fare una valutazione del proprio comportamento alimentare, anche senza ricorrere ad una visita specialistica, è sufficiente osservare se il cibarsi è caratterizzato da:

  1. Mangiare, in un periodo definito di tempo (es. un periodo di 2 ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili
  2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non controllare che cosa o quanto si sta mangiando)
  3. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo
  4. Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta a settimana per 3 mesi
  5. I livelli di autostima sono esageratamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo
  6. Il disturbo non si manifesta esclusivamente dopo periodi di ossessione opposta di dimagrimento.

Sempre da soli, senza intervento di un medico, possiamo valutare la gravità del disturbo che è basato sulla frequenza delle condotte compensatorie inappropriate:

  • Lieve: Una media di 1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
  • Moderato: Una media di 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
  • Grave: Una media di 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
  • Estremo: Una media di 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana
     

Sono incluse nel calcolo anche le crisi bulimiche “soggettive” (quelle, cioè, caratterizzate dalla sensazione da parte del paziente di mangiare una quantità di cibo eccessiva, mentre obiettivamente detta quantità è normale o ridotta). I pazienti di lieve gravità vanno attentamente monitorati, perché questo comportamento alimentare può essere una forma iniziale di Bulimia. E’ un comportamento alimentare meno pericoloso per la vita rispetto all’anoressia, ma la qualità del cibo ingerito (grassi, eccesso di proteine, zuccheri) può condurre a malattie rilevanti come il diabete, l’obesità, l’arteriosclerosi o casi acuti di pancreatiti. Quindi dobbiamo sospettare un problema, se notiamo un adolescente avere comportamenti alimentari diversi da quelli della famiglia, come accumulare scorte di cibo in camera o chiudersi in bagno subito dopo un pranzo normale per vomitare. Spesso le mani hanno lesioni sul dorso per procurarsi il vomito ogni giorno e i denti sono corrosi dall’acido dello stomaco eliminato con il vomito.
Questo tipo di disturbo alimentare oggi non rappresenta più un problema grave come l’ossessione del dimagrimento o l’anoressia. Anche se il comportamento alimentare si è già trasformato in bulimia, esistono farmaci efficaci nel ridurre l’impulso a mangiare e approcci psicoterapeutici e psicologici che combinati possono portare ad una risoluzione completa. Questo comporta un notevole miglioramento delle condizioni fisiche e della qualità della vita, perché in realtà questo abbuffarsi non è legato alla fame, ma alla mancanza di autocontrollo e al mancato funzionamento dei segnali di stop al cibarsi inviati dal cervello e dallo stomaco. Se la terapia è mirata all’autocontrollo, miglioreranno anche altre condotte impulsive di solito associate alle abbuffate, ma non legate al cibo: cleptomania, ipersessualità con la stessa persona, o sessualità promiscua e improvvisa se il desiderio sale improvvisamente e diventa incontrollabile in contesti diversi.