Pet Therapy

Sono Ilenia, una presunta sana. Il mio cane mi ha salvato.
Mi ha salvata ogni giorno.
Mi ha salvata con la sua coda scodinzolante esprimendomi felicità e gratitudine, mi ha salvata ogni volta che mi ha invitata a fare una passeggiata con lui, facendomi respirare aria pulita e facendomi interagire con il mondo.
Mi ha obbligata ad andare avanti, perché con lui, con loro, non ti puoi fermare MAI. Un po’ come con i figli. Lui è il bene che vince sul male, è il mio stimolo di apertura verso gli altri, verso l’universo ed è grazie a lui che ho conosciuto tante persone, tutte piacevoli e affini a me.
Io lo considero il mio antidepressivo naturale, la gioia di vivere in carne ed ossa, un toccasana per tutti non solo per persone presunte sane come me o semplicemente avulse dal contesto in cui vivono.
Gli animali ci aiutano ad evitare il senso di solitudine, sono fluidificatori sociali, riducono lo spazio apatico e alleviano lo stress dovuto, magari, ad una giornata andata storta.
Ci fanno essere meno pigri e più dinamici, meno chiusi e più aperti.
Abbracciare Artù è come abbracciare l’amore, quello vero. Quello incondizionato, diretto, libero.
Lui ha l’atteggiamento straordinario di cui siamo costantemente alla ricerca, quello di chi non ti giudica, non ti usa, insomma, gli vai bene così come sei.
Accetta i tuoi sbalzi d’umore. Li capisce e non si fa condizionare negativamente.
Un rapporto fantastico in cui non c’è e non esiste utilitarismo ma solo amore.
Spesso ho pensato che il mio cane personificasse la mia parte emotiva.
Con il tempo, infatti, mi ha aiutata ad equilibrare-emotività e razionalità- facendo si che l’ultima non prevarichi troppo sulla prima e donandomi così un benessere impagabile.
Sempre più frequentemente sentiamo parlare della Pet Therapy (terapia assistita attivata a supporto delle terapie mediche tradizionali farmacologiche o di riabilitazione motoria). Utilizzata spesso negli ospedali o in strutture riabilitative in cui si svolgono attività ludiche, di cura e di sollecitazione sensoriale.
Boris Levinson, psichiatra infantile, negli anni ’60 enunciò per la prima volta le sue teorie sui benefici che si potevano trarre dalla compagnia degli animali. Lui stesso, notò, che il rapporto affettivo instaurato con l’animale, alleviava il disagio psicofisico e facilitava l’interazione con i suoi pazienti. Ad es. un bambino con problemi psichiatrici si dirigeva in maniera più spontanea verso il cane piuttosto che verso il suo psicoterapeuta. Con esso il bambino non era intimorito e non si sentiva in alcun modo minacciato, studiato, giudicato o analizzato. L’importanza di questa terapia infatti è data dall’interazione non verbale, ma fisica, con l’animale.
Una grande dote, del cane in particolare, è quella di saper leggere il linguaggio del corpo e percepire gli stati emotivi come la paura, la tristezza, il disagio o la gioia.
L’efficacia di questa interazione deriva soprattutto dal fatto che esso sia in grado di dare affetto in modo sincero senza condizionamenti, interessi o pregiudizi. Difatti un animale non interpreta, non falsifica. E’ se stesso. E’ sincero. E spesso anzi, sempre, abbiamo bisogno di questo.
Lo cerchiamo in tutti rapporti tra umani e difficilmente lo riusciamo a trovare.
Ricerchiamo la spensieratezza, la leggerezza e la gioia di vivere senza la paura di morire, e per questo possiamo solo trarre insegnamento da queste dolci creature purtroppo ancora troppo estromesse dall’umanità.
E’ un dare e un ricevere, è una terapia dolce che aiuta noi e loro. E’ una terapia in cui ci si capisce senza il bisogno di proferire parola, è un accompagnarsi durante un percorso, un cammino tortuoso e infine vedere la luce insieme.
E’ un sorriso. Un bel pensiero. E’ la gioia di tornare a casa. E’ famiglia. E’ energia positiva. E’ quello che non saremo forse mai ma da cui potremo prendere spunto.