Perdono

Ho incontrato Francesco De Gregori in treno. Era seduto di fronte a me.
Dal punto di vista poetico, da Rimmel e Pablo in poi, è stato il cantautore più vicino al mio essere, alla mia vita intendo. Alle mie metafore.
In quel viaggio, ho conosciuto indirettamente una persona che non avrei mai voluto conoscere, ma non ho approfondito le mie tristi considerazioni, concentrandomi sul cappello nero.
Ma non era di questo che volevo parlare.
Ho sempre sostenuto che le donne sono esseri umani incomparabilmente superiori agli uomini come genere: intelligenza operativa, sensibilità, tempestività, accudimento, desiderio di libertà, forza mentale.
La linea biologica, con le fluttuazioni ormonali necessarie per la riproduzione le ha rese vulnerabili. Se la donna fosse stata in grado di riprodursi da sola, ci sarebbe stato un mondo di solo uomini, perché in quanto minorati, sarebbero stati gettati dalla rupe da Sparta in poi.
Non è andata così e per avvicinarsi all’uomo con la clava, che esce dalla grotta, porta la preda sanguinante, prende per i capelli la donna e la prende da dietro, credendo quello il buco giusto, hanno dovuto lottare.
Paradosso, hanno dovuto lottare non con le loro virtù, ma prendendo la clava in mano e, purtroppo spesso assumendo i metodi dell’uomo nell’operare nella vita, con il rischio di diventare come loro.
Ma non era nemmeno di questo che volevo parlare.
Volevo fare copia e incolla di un testo di Francesco De Gregori, che nella mia mente rappresenta l’uomo ideale. Lo condivido con voi insieme alla canzone a fondo testo.
Questo è l’uomo senza clava, che ama, emancipa e promuove, senza quasi saperlo.
Pezzi di vetro di Francesco De Gregori
L'uomo che cammina sui pezzi di vetro
Dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore
E una luna e dei fuochi alle spalle
Mentre balla e balla
Sotto l'angolo retto di una stella
Niente a che vedere col circo
Nè acrobata nè mangiatore di fuoco
Piuttosto un santo a piedi nudi
Quando vedi che non si taglia, già lo sai
Ti potresti innamorare di lui
Forse sei già innamorata di lui
Cosa importa se ha vent'anni e nelle pieghe della mano
Una linea che gira
E lui risponde serio "è mia"
Sottintende la vita
E la fine del discorso la conosci già
Era acqua corrente un pò di tempo fà
E ora si è fermata qua
Non conosce paura
L'uomo che salta e vince sui vetri e spezza bottiglie e ride e sorride
Perché
Ferirsi non è impossibile
Morire meno che mai e poi mai
Insieme visitata è la notte
Che dicono è
Due anime e un letto e un tetto di capanna utile
E dolce come ombrello teso
Tra la terra e il cielo
Lui ti offre la sua ultima carta
Il suo ultimo prezioso tentativo di stupire
Quando dice "È quattro giorni che ti amo
Ti prego, non andare via
Non lasciarmi ferito”
E non hai capito ancora come mai
Gli hai lasciato in un minuto tutto quel che hai
Però stai bene dove stai
Però stai bene dove stai