Cervello in Tilt

Nuova Adolescenza

19 Giugno 2018

Nuova Adolescenza

Diario di bordo di un alieno

di Stefano Michelini

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10-11-’84

 

L'essere diverso dalla maggior parte delle persone è stata una considerazione a posteriori: dapprima e per lungo tempo considerazione conflittuale, accompagnata da stupore, poi usata come metro della validità di certe "scoperte sulla vita”.

 

Non si può andare d'accordo con tutti, pensavo consapevolmente a 24 anni; questo non vuol dire litigare e pontificare con chi è diverso da noi, che pure implica compartecipazione, ma significa prendere le distanze, avere coscienza della differenza.

 

Il rendermi conto che una persona anche molto vicina a me era molto diversa come meccanismo di ragionamento e velocità di pensiero, ha sempre significato la fine di quel rapporto.

 

I miei abbandoni relazionali, di qualsiasi tipo, sono sempre stati conseguenza di rapporti improduttivi, statici, espressione di una più o meno cosciente diversità interiore.

 

Ho sempre desiderato entrare dentro alle cose e questo mi ha creato grossi squilibri fintanto che il mio cervello è stato pieno di sovrastrutture imposte dalla educazione genitoriale, dalla televisione, dagli allenatori, dalla scuola.

 

É stato come, per un bambino che non sa camminare, affacciarsi ad un pozzo spinto dalla curiosità, ma non cosciente del pericolo.

 

Questo è un esempio esasperato, perché gli squilibri a cui si va  incontro per trovare se stessi non significano cadere e morire, ma entrare nel buio e, attraverso cunicoli, trovarsi in luoghi nuovi, strade nuove, incontrare le stesse persone che sono fuori dal pozzo e conoscerle e viverle diversamente.

 

La mia adolescenza si è svolta così.

 

Cadevo, continuamente spinto dalla curiosità di guardare dentro di me e poi impaurito tornavo fuori a vivere un po' nel modo consueto dei normali.

 

Poi ci ricascavo e cominciava a piacermi il vedere che il mondo laggiù presentava degli aspetti migliori e che valeva la pena scavare altri cunicoli e gallerie, anche soffrendo per "fame e paura”.

 

Con il passare degli anni le mie sortite fuori sono sempre state più rare ed erano e sono tutt’ora a 59 anni, proprio queste a disturbarmi, mentre è stata ed è la vita nel pozzo della mia coscienza a rassicurarmi.

 

Quando a diciotto anni, finito il liceo, mi iscrissi a Farmacia, nonostante mi piacesse Medicina. Stavo con Elda e non capivo il legame tra le scelte della vita e la mia inquietudine quotidiana con questa divinità estetica.

 

Una volta liberatomi di una bambina sempre abbronzata, questo legame è cominciato ad affiorare.

 

Elda mi distoglieva da me: il nostro amore poggiava sulla mia incoscienza.

 

Spesso per potenziare un motore, basta togliere alcuni freni.

 

Le esigenze del mio io presero il sopravvento e così lasciai tutto, underground compreso.

 

Da lì in poi, anche se indistinguibile fenotipicamente dai terrestri, non lo sono più stato.

 

Mi sono staccato anche dalla navicella spaziale e adoro l’assenza di gravità.