Memoria

Ero ancora uno studente in Medicina o forse ero già laureato. Forse ero già specialista e nel pieno fervore del mio viaggio nel cervello. Non mi ricordo esattamente a che punto fossi della mia vita.
- Che cosa ti ricordi esattamente?
Mi ricordo di mio nonno, impassibile sulla sua sedia a capotavola. Lo sguardo fermo.
E a chi gli chiedeva -come state?- lui rispondeva inarcando le sopracciglia.
Sua figlia Anna, mia zia Anna, era distesa nel letto a dieci metri di distanza. Morta di emorragia cerebrale. 53 anni, 6 meno della mia età di oggi che scrivo.
Nemmeno una lacrima, non un accenno di disagio di fronte alla morte.
Mi chiesi perché. Me lo chiesi per molte sere consecutive.
Poi mi dimenticai di tutto fino al 2005, quando diventai responsabile del centro Alzheimer della provincia di Lucca.
Mi resi conto che le persone anziane non piangono mai per i lutti.
La morte ha già attecchito in loro e condiziona la loro emotività. Ne blocca il divenire e ne rende impossibile la memorizzazione.
L’oblio è la vera evoluzione di un cervello esausto di vita.
- Il cervello non ne può più?
No, non ne può più.