Cervello in Tilt

Le eterne promesse

8 Febbraio 2018

Le eterne promesse

Il cervello, le promesse e l'inganno

di Stefano Michelini

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"Adoro ascoltare le bugie quando conosco la verità"

 

In 59 anni e 87 giorni di vita ho sempre rispettato le deadline scolastiche e scientifiche di ogni genere e grado, ma non credo di avere mai mantenuto una promessa: non a Papà, mamma, maestre, sacerdoti, fidanzate, mogli, amici e fratelli, a nessuno - senza distinzioni -  tranne che ai miei pazienti. 

 

Agli altri ho spergiurato su tutte le divinità del cielo, ma soprattutto su Dio. Mi ispirava, continua a ispirarmi giurare il falso su Dio, anche se ormai è una formula comunicativa desueta. Peccato, perché c’erano tutti quei riti sacri di baciarsi le dita incrociate, mettersi la mano sul cuore, alzare la mano destra e dire LO GIURO. Erano momenti brevi ma solenni.

 

Il paradosso è che quando ho fatto e faccio nuove promesse o giuramenti ci credo nel 70% dei casi con deviazione standard. Il restante 30% sono scappatoie veloci per sfangarla lì per lì, come tutti. 

 

Oggi, in auto per Roma, seduto nel sedile posteriore e la testa appoggiata sulle gambe di mio figlio Raffaello, mi chiedevo se le bugie e le promesse e i giuramenti disattesi fossero l’esatto contrario della verità. 

 

D’istinto, con le manine di Raffaello che mi calmavano da una giornata di turbamento profondo e iniziata male con l’Open day della prossima scuola materna, mi è venuto da pensare di NO: che la verità è una e secca, mentre le altre cose, pur mentendo sempre, possono non essere esattamente il contrario della verità. Non sono andato oltre con l’analisi, perché stavo troppo bene coccolato così da manine innocenti, pensando che in un futuro Brain Storming con Raethia, Sara, Leonardo e Valentina avrei chiarito il  concetto.

 

 

 

Il valore delle promesse per me è un vivere leggeri, senza la pesantezza di mantenerle per forza. Perché può succedere di tutto tra quando prometti e il momento di mantenere. 

 

Credo poi che  TI AMO o AMORE, sia un’espressione inflazionata tipo TI PROMETTO CHE PASSO E CHE SI PRENDE UN CAFFE’ INSIEME; TI PROMETTO CHE VENGO UNA DI QUESTE SERE o, ancora, TI AMO PER SEMPRE. 

 

Spesso queste frasi altisonanti le diciamo così per dire, come buongiorno e buonasera, senza pensarci. Una derivazione del mondo commerciale. Io lo dico agli altri, loro lo dicono a me. Un tacito accordo. 

 

Quindi, se un concetto parte dal presupposto di dare per scontato che il promettere sia una pura comunicazione di rito, è difficile per il cervello concepire che una promessa di maggior spessore non possa risentire di una radice così fragile.

 

Ecco, penso che il meccanismo psicologico della promessa mancata sia l’appoggio dell’ennesima promessa su un concetto inflazionato.

 

Una bella promessa scandita bene dà anche forza al nostro dire e quindi, prima di tutto gratifica noi stessi. Siamo certi che le manterremo. Ci sentiamo etici. 

 

Poi spesso tutto si frantuma; o non ce la facciamo perché ci manca il tempo, o per specifica incapacità. Freud taglierebbe corto dicendo che molto più spesso non rispettiamo le promesse fatte volutamente, per raggiungere i nostri scopi, ingannando il prossimo. Inconsciamente, ovvio. Lasciando schegge di vetro se sono promesse gravi, sabbia bagnata se sono lievi. 

 

Thomas Baumgartner e Ernst Fehr, entrambi dell’Università di Zurigo, sembra abbiano scoperto un modo per smascherare chi promette con frode, sapendo già di non mantenere la promessa fatta. Insieme a Urs Fischbacher dell’Università di Costanza, hanno evidenziato i meccanismi fisiologici del cervello che sono alla base delle promesse non mantenute [pubblicazione rivista neurologica “Neuron"]. Da ciò quindi deriva che, esaminando dei modelli di attività cerebrale, si può predire se una persona manterrà una promessa oppure no.

 

 Io sono spacciato, lo dico già in partenza, almeno nel 30% dei casi.

 

Questa ricerca contrasta in modo inequivocabile con il noto concetto psicologico della Profezia che si auto avvera, di una profezia che si sa realizzarsi, per il solo fatto di essere stata espressa. Predizione ed evento sarebbero in un rapporto circolare: la predizione genera l'evento e l'evento verifica la predizione. A meno che non s’interpreti questo concetto quando la Profezia che si auto avvera è una promessa mancata.

 

Lo studio, uno dei pochi riguardanti i meccanismi fisiologici del cervello durante la dichiarazione di una promessa, si basa su un esperimento di interazione sociale in cui la violazione di una promessa porta benefici monetari per chi la rompe, ma costi non monetari per l'altra parte. Durante questa simulazione è stato scannerizzato il cervello dei soggetti analizzati, in lungo e in largo. Si è notato che la decisione di violare una promessa si lega a un aumento del metabolismo nelle aree cerebrali legate alle emozioni e al controllo (amigdala e corteccia fronto-orbitale). 

 

Questo modello di attività cerebrale suggerisce che rompere una promessa innesca comunque un conflitto emotivo in chi lo fa, a causa della soppressione di una risposta onesta. Come diceva Freud con parole sue, senza esperimenti.

 

Da ciò quindi deriva anche la possibilità di previsione del comportamento futuro. L’attività cerebrale nella fase della stipula della promessa, mostra spesso se la persona sa già che non la manterrà. Un dispositivo, parente  lontano della macchina della verità, sul quale si condanna a morte un sospettato, ma sulla cui veridicità ho sempre avuto dubbi fondati. Troppe variabili, troppe interpretazioni, troppi esseri umani a decidere.

 

Ci sono reati clamorosi di omicidio e sconti di pena per personaggi famosi, trovati con le mani insanguinate dentro la vittima, ma negativi al test della macchina della verità. I casi di OJ Simpson e Oscar Pistorius sono emblematici.

 

Ancora, e per fortuna, non è stato studiato un modo per rendere facilmente utilizzabile questo metodo anche nella vita di tutti i giorni per le promesse - tipo un congegno portatile - che tramite un click ci permetterebbe di capire se abbiamo di fronte un marinaio oppure no. 

 

Oltre a sperare per me, che questo congegno non venga mai realizzato, lo spero anche per gli altri, perché la specie umana, a tutti i livelli, dal nucleo familiare, agli organi di stato, al Vaticano, si regge su una serie di promesse mancate, per attutire  temporaneamente gli urti di un futuro prossimo quasi sempre sgradevole, al fine del mantenimento di un equilibrio sociale.