La Città Provvisoria

Per celebrare il cinquecentesimo contributo sul nostro website, avevamo organizzato una festa intima e radical chic, nella Città Provvisoria: una lunga tavolata, come nella scena del matrimonio di Amarcord.
Non so se la ricordate.
La nostra cena, di cui ero il regista, era stata pensata meno ridondante rispetto a quella del film, più raffinata nel look e con cibo alla buona: focaccia e mortadella, prosciutto, pomodori secchi, olive, formaggio fresco. Bollicine italiane, per un brindisi sincero a noi tutti: alla consapevolezza di avere aperto nuove prospettive sulla qualità della vita di tutti i lettori, noi compresi.
Quando sono arrivato nel luogo stabilito, era già stata imbandita una lunga tavola rettangolare, a dieci metri dalla riva, con un’apparecchiatura vintage, bianco virginale, posate in argento ingiallite, tovaglioli di stoffa, sempre bianco virginale.
Apparentemente, mi avevano lasciato il privilegio di scegliere il tipo di bicchiere, perché in tavola non erano stati messi. Ne fui contento. Alla scelta bicchieri ci tengo molto. Lo sanno tutti.
Dal mare arrivava una piacevolissima brezza.
Era bello sentirsela arrivare addosso, mentre aspettavo gli altri per brindare insieme.
Come spesso accade nella Città Provvisoria, niente è quello che sembra.
Dormivo ai piedi di una duna, quando mi ha svegliato la notifica di un messaggio: - Noi questa volta ci regaliamo la musica di un brano meraviglioso. Quando vuoi ascoltala a tutto volume e pensa a tutto il buono che abbiamo fatto insieme. Il resto della vita, come ci si ammala, accade a tutti prima o poi -
La lacrima scesa dal mio occhio destro è volata via con la brezza.
Grazie Ragazzi