Cervello in Tilt

La Città Provvisoria

29 Giugno 2018

La Città Provvisoria

Improvvisamente ho aperto gli occhi e ti ho vista

di Stefano Michelini

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Erano circa le 6 del mattino. C’era già luce fuori. Un chiarore diffuso.

 

Entro nella sala d’attesa di una stazione di alta montagna.

 

Dall’ambientazione, capisco che siamo a metà dell’800.

 

Mi avvicino per fare il biglietto e il ferroviere mi dà il biglietto, avvisandomi che mio padre era passato un’ora prima.

 

Penso che siamo nel 2018 e mio padre è morto nel 2011.

 

Non dico niente.

 

Esco e vedo una locomotiva a vapore nera, lucidissima, arrivare in mezzo a larici verdi.

 

Salgo.

 

Nessuno è sul treno.

 

Non penso assolutamente a niente.

 

Sono vicino al finestrino.

 

La strada ferrata scorre su un precipizio senza fine apparente.

 

Lo vedo dal finestrino. Ne sono attratto. Non posso staccare lo sguardo.

 

Roccia pure sotto un sole sempre più a picco.

 

Non ho caldo.

 

Con l’angolo di fuga dell’occhio destro, dall’altro lato, solo il verde dei larici urtati dalla locomotiva e dai vagoni.

 

Sento la locomotiva rallentare fino a fermarsi.

 

Non so dove siamo arrivati, ma sono sceso dal vagone.

 

I binari curvavano e tornavano indietro, con una curva così stretta, che la locomotiva non avrebbe mai potuto percorrere.

 

Equivaleva alla fine del viaggio pensai.

 

Pochi metri oltre, in una pozzanghera di dimensioni medie e profonda non più di cinquanta centimetri, moltissimi pesci appartenenti alla stessa famiglia nuotavano lenti. Erano di taglie diverse, appartenenti quindi a diverse generazioni.

 

Pensai, per un solo attimo, che presto, il loro habitat non sarebbe più stato idoneo alla loro sopravvivenza.

 

Vedevo le rocce ormai incandescenti, il nero svaporato della locomotiva e i pesci.

 

Improvvisamente ho aperto gli occhi e ti ho visto. Dormivi serena.