Cervello in Tilt

Incontri con Altri Mondi

14 Maggio 2018

Incontri con Altri Mondi

Il battito del palio

di Martina Caponi

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Da un’idea di Giulia Marchi

 

Quando Giulia Marchi, mi ha chiesto di raccontare le emozioni del “Palio di Fucecchio" per Cervello in Tilt, sono entrata in in fase di decongelamento, come spesso mi capita quando ho tanto da dire, ma devo decidere da quale prospettiva e come trasmettere tutta la mia intensità. 

 

Non perché non ne conosca il contenuto, ma perché, scrivere tutto quello che la richiesta di Giulia "parla delle emozioni del Palio" è in realtà come parlare di un intero microcosmo, così denso da scoppiare. 

 

Ciascuno, con responsabilità altissime e diverse rispetto al mio, ha un microcosmo così denso di contenuti e sensazioni da scoppiare che non riesce in un istante a sintetizzare.

 

Il Palio è uno dei microcosmi ludici del mio universo. E quando dico ludico vuol certo dire giocoso, ma chi si pone di fronte ad un gioco con la mente fresca di un bambino, è molto vicino al suo nucleo esistenziale. Parlare quindi di questa nebulosa visibile solo in maggio, scrivere in un modo comprensibile o con un minimo senso emotivo per chi di Palio ne sa ben poco, non è cosa affatto semplice.

 

I sentimenti per il Palio e per la Contrada non si possono descrivere a parole, ma devono essere vissuti, per poterli comprendere a pieno, come tutti gli eventi che prevedono aggregazioni di contrada. O aggregazioni di persone in genere. 

 

Le aggregazioni di Contrada, con tutto quello che smuovono a livello emotivo, ci buttano fuori dai binari consueti della vita, per gettarci in una dimensione extrasensoriale.

 

Nel testo di Francesco De Gregori, Bufalo Bill, c’è una frase in merito: “Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere. Questo decise la sorte del bufalo, l'avvenire dei miei baffi e il mio mestiere.

 

Ecco, il Palio, ogni Palio, in ogni città che ne abbia uno, è come il bufalo. 

 

Evoca una sensazione di meravigliosa imprevedibilità emotiva la cui paralisi flaccida è uno dei disagi maggiori del nostro essere Presunti Sani.

 

Eccomi comunque qui per raccontare il mio Palio. 

 

Ognuno lo sente e lo vive in maniera diversa, a seconda della propria scelta di essere un contradaiolo spettatore o un contradaiolo giocatore e con tutto ciò che ne consegue.

 

Il sentimento in realtà non cambia molto, perché entrambi, lo spettatore e il giocatore, sono simbiotici con la Contrada e con la manifestazione del Palio: hanno i battiti del cuore accelerati e sincroni, sentendo il rullo dei propri tamburi e il termometro dell’orgoglio dell’appartenenza che sale, quando sventola la propria bandiera. 

 

Roba di sensi freschi, come trote di corrente, risvegliati dopo una sepoltura  da svegli, indotta dai nostri piccoli difetti nascosti, dal nostro iper affaccendarsi, dalle banche e dalle Istituzioni Governative, dalle scadenze. 

 

Ma scadenze di che?

 

Ritorno sul tema: Contradaiolo Spettatore e Contradaiolo Giocatore. Esseri simbiotici: uno non vive senza l’altro. Il battito dell’uno è la vita dell’altro.

 

Il giocatore si mette "in gioco", al servizio della Contrada, per tutto l'anno, la porta avanti, fa sì che la manifestazione continui, per tramandarla da generazione in generazione. Il perché è semplice e sano: va ricercato in quella smisurata voglia di vivere e far vivere solo quello che merita di rimanere vivo. 

 

Il contradaiolo giocatore si riunisce con gli altri contradaioli, tutto l'anno, partecipa, analizza, affronta problemi, che cerca di risolvere come meglio crede e che corrisponde sempre al meglio per la Contrada. Come un oncologo. Come un cardiologo.

 

Sceglie, vota, discute, decide, ci mette la faccia, subisce le critiche e le polemiche di chi non capisce che cosa voglia dire essere in Contrada nelle sere d’inverno. 

 

Si prende carico di decisioni, che non hanno nessun compenso economico; lavora come il più raffinato degli orefici ad integrare coinvolgimento, divertimento e scambio di opinioni, di cui la Contrada necessita per vivere.

 

E quella domanda insistente "ma chi me lo fa fare?”, che molti ti fanno e che io stessa mi faccio, durante tutto l’anno, quando magari esci da certe riunioni sconcertata e spossata o quando semplicemente vorresti fare altro, trova tutte le risposte in quella settimana di Maggio. Quando la nebulosa appare. Quando il gioco si svela.

 

Emozioni che si succedono in un progressivo crescendo, nell’attesa dell’inizio della settimana paliesca; l’orgoglio di appartenenza che riprovi durante la presentazione del tanto sognato "cencio" del martedì; nel vedere lo spettacolo di una Piazza, che riunisce migliaia e migliaia di persone e ti fa dire “questo è il mio paese”, non l’Italia degli altri giorni.

 

Scoppia il cuore fino alla fibrillazione, che ti percorre già dal mercoledì durante la Tratta, per l’assegnazione tramite sorteggio del cavallo. 

 

Da quel momento è solo mal di stomaco: una lieve e persistente morsa che ti strozza fino alla domenica sera.

 

Il Palio è un frullato di turbamenti costanti e continui e che repentinamente possono cambiare, andando in direzione diametralmente opposta. 

 

Un turbinio di sbalzi di sensi che ti spossano e ti rinforzano allo stesso tempo; che non ha niente di logico né di comprensibile, perché dentro te si agita ”l’oscuro passeggero”, che in un orecchio ti sussurra: quale essere sano, riuscirebbe a ripartire e rifare tutto, dopo esser passato, nella stessa giornata, dall’euforia, dalla speranza orgasmica della vittoria, al ruvido vuoto della delusione.

 

Mi piace immensamente la parola "Presunti Sani" che viene usata in Cervello in Tilt. 

ADORO il concetto, perché, come nel Palio ”la vita dei presunti sani è ritmata da imperfezioni, disagi, agi, sussulti, gioie fugaci, bollicine, prese di posizioni, ferite, degenerazioni nel buono e nel cattivo vivere”.

 

Credo in questo senso, che i contradaioli (e io stessa con loro) incarnino la massima espressione dell’essere “Presunto Sano” e il Palio non è altro che il loro mondo ideale, idilliaco e fuori dai binari: il bufalo che decide la sua sorte e può scartare di lato e cadere.

 

Fiera di essere una “Presunta Sana”, affetta da questa sindrome da passione vera per il Palio e per la mia Contrada.