Incontri con Altri Mondi

Il pensare in ogni ambito è equivalente al battere per il cuore o, per l’ano, il trattenere o rilasciare le feci.
Il problema del concepire la mente come una funzione del cervello è sempre stato quello della materialità: mentre il battito cardiaco, le feci, la saliva, il suono sono entità materiali misurabili, l’impalpabilità del pensare non lo è, o, per meglio dire, non lo è stata.
Tutti i ricercatori seri, a partire dal 4000 AC in poi, intuivano che qualcosa di invisibile determinava le scelte, le emozioni, l’odio, le guerre. Ma questo qualcosa, come la fede trascendente, non si vedeva.
Era visibile, ma non correlabile ai comportamenti dell’uomo.
Solo Cocciante, con il brano Bella senz’anima” e i Cugini di Campagna con “Anima mia” hanno fatto capire che qualche tipo di associazione o non associazione esisteva.
Ad infittire il mistero di questa entità aliena chiamata anima, c’era e c’è, il problema del post-mortem: come conciliare il dolore della morte di una persona cara all’eternità della perdita; come concepire il fatto di una impossibile riunione d’anima con questa persona?
In assenza di una chiara anatomia fisiologica del cervello, in assenza totale delle conoscenze del linguaggio elettro-chimico del cervello, solo una fede indimostrabile poteva alimentare speranze di ritrovare un giorno il marito, il padre o la figlia decedute. O, almeno, le loro anime.
Nel calderone del non dimostrabile, le varie divinità e i loro proseliti dettavano legge: se ti comporti così l’anima va là, se sei un uomo di una certo tipo, ti trasformerai in un animale o in una nuvola. Un’infinità di destinazioni che nemmeno Trivago avrebbe potuto mappare.
La materialità del corpo e di ciò che si vedeva si scontrava inevitabilmente con l’immaterialità dell’anima, del pensare e del credere.
Dal 1970 in poi lo sviluppo delle Neuroscienze è stato esponenziale e i ricercatori hanno finalmente materializzato le basi chimiche dell’anima e della funzione chimica delle cellule che compongono il cervello.
Scientificamente l’anima è materiale, misurabile e manipolabile: è corrente elettrica, è trasmissione e metabolismo chimico, è una mirabile opera di auto-sviluppo per la sopravvivenza della specie, che nel corso dei secoli ha selezionato i circuiti cerebrali più idonei per resistere a determinati ambienti e indurre, attraverso l’accoppiamento, il proseguire della vita.
Questa fase conoscitiva, tuttora in continuo fermento, non implica la morte del credo teologico e spirituale. La relega solo nel proprio ambito proiettivo, in un mondo di trasparenza, in cui religione e scienza possono coesistere, se correttamente interpretate.
Ma se parliamo di psicologia, neurologia, fisiologia, fisiopatologia dell‘uomo abitante il pianeta terra, l’anima non ha più posto, come non ha più posto la sua immaterialità, né la sua trascendenza.
Quindi, i cacciatori d’anima moderni hanno due opzioni: diventare neuro-scienziati o continuare ad impastare nuvole. Che può essere un buon passa tempo, per chi ne ha in abbondanza.