Incontri con Altri Mondi

6 Maggio 2018
Contributi alla mostra fotografica - I non luoghi
di Stefano Michelini
Commenti tratti dal Catalogo della Mostra
Dario Vergassola, attore
Le foto che mi sono rimaste più impresse di Luca sono quelle della struttura della ‘casa’. La bellezza della costruzione contrasta molto con la realtà della vita che si svolgeva all’interno. Mai come in questo caso l’idea di bellezza o paesaggio era così lontana da chi vi abitava. C’eri dentro ma non potevi vederla. Per progettare una costruzione così devi avere cuore, istruzione e immaginazione, ma poi basta una piccola infiltrazione d’acqua e tutto, nel tempo, va in rovina. E’ una cosa che ha bisogno di cure. Come noi, con le nostre emozioni, le nostre paure e i nostri tormenti. Anche nella perfezione della nostra mente basta che si insinui un piccolo rivolo di depressione, un attimo di panico e tutto, se non capito, può mandarti in rovina. In ogni caso solo quelli che hanno paura di diventare folli sono sani.
Stefano Michelini, psichiatra
Io sono rabbioso perché non voglio entrare. Intuisco che qui non capiranno il mio linguaggio alterato. So che la mia rabbia li farà arrabbiare di più. Io vedo cose che a volte non ci sono e sento suoni assenti. Questi sono i miei sintomi, il battito anomalo di un malato di cuore. Ma lui, il malato di cuore, è fuori di qui e stasera dormirà con il suo gatto o forse solo. Sarò solo anch’io, ma rinchiuso e rabbioso, depresso e alieno. Io sono la bestia rabbiosa che divora se stessa. Appena entro lo scrivo, lo urlo, lo graffio sui muri, lo scriveremo tutti. Qualcuno poi lo leggerà. Qualcuno poi lo vedrà. Luca Tesconi ha visto e ha letto.
Tarsem Singh, regista
Beautifull and disturbing.
Questo è il mio più grande incubo che mi ha afflitto tutta la vita: il pensiero che mi potessero rinchiudere in un posto del genere e di non poterne più uscire, è peggio di qualsiasi storia immaginata da Edgard Allan Poe.
La foto che preferisco è quella dei graffi, da cui si puó percepire la disperazione, ed un’altra che mi ha recato molta angoscia è la piccola finestra delle stanze dei malati, in cui si intravede a malapena l’esterno, quello era l’ unico punto di contatto.
Greait stuff, Luca is amazing.
Ferdinando Scianna, fotografo Magnum
Luca Tesconi è un grande sportivo. Ne fa fede la sua medaglia d’argento alle olimpiadi. Mi ha colpito che accanto a questa passione sportiva, che quando si arriva a quei livelli implica dedizione quasi totale, Luca coltivi anche altre passioni, tra cui, fortissima, quella della fotografia.
Queste sue immagini di ex istituti psichiatrici abbandonati dopo la legge che li ha soppressi è una testimonianza forte di una sensibilità sincera e implicata nella sofferenza del mondo.
La sofferenza a volte, forse sempre, lascia persino nelle pietre che l’hanno rinchiusa e ne sono state testimoni, la bava del dolore e dell’ingiustizia.
In queste fotografie di Luca Tesconi con inquietudine la riconosciamo. Di queste immagini mi piace che siano dirette e senza fronzoli decorativi. Auguro a Luca di conquistare un giorno una medaglia d’argento altrettanto prestigiosa in fotografia.
Luca Tesconi, autore della esposizione fotografica
Ho sempre sognato di esplorare questi luoghi, o meglio non luoghi della mente, affascinato fin da bambino dai racconti di mio padre, allora rappresentante di psicofarmaci del manicomio di Maggiano.
Anni dopo, quando mi è stata regalata la mia prima macchina fotografica e dopo aver letto i libri di Mario Tobino, quando i manicomi erano oramai chiusi, non ho esitato a farlo. Senza considerare che una volta che ci entri non sei più in grado di uscirne proprio come le molte vittime che ancora si contano.
Non avevo considerato che all’interno di queste strutture abbandonate potessero esserci ancora tracce di disperazione espresse attraverso scritte, disegni, schizzi di sangue e graffi sul muro, scoprendo nuovi lager.
Mi sono perso per ore al buio in questi maestosi/mostruosi luoghi architettonici e avendo escogitato il modo di entrare, ingenuamente non avevo calcolato il modo di uscirne: il telefonino era senza segnale, le finestre sbarrate e i suoni dei passi mi assalivano.