Cervello in Tilt

Il senso della vita

10 Aprile 2018

Il senso della vita

Io, pieno di vita, atto III

di Stefano Michelini - Jovanotti

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Trascorsi alcuni mesi dall’idea primordiale, al progetto, alla costruzione e ai primi contenuti seri postati su Cervello in Tilt, periodo collocabile con la scelta del team giusto, formato dagli Ingegneri Antonio Lomonte, Direttore Social, Domenico Cosentino Webmaster della Four Sigma, dell’Outsider geniale Daniele Grassini, delle Insiders Ufficiali Michela Picchi, Enrica Maioglio, Elisabetta Salvi, di Insiders occasionali quanto efficaci, dalla regia delinquenziale di mio figlio Alex Finch, mi montai la testa.

 

L’obiettivo di una Terza Rivoluzione Psichiatrica era l’aspetto più umile del progetto, in quanto per me chiarissima in testa da anni.

 

Il volere salire di grado, come struttura, ad essere onesti era precoce, ma stimolato dal senso di precarietà della vita, mi dotai di tre figure chiave per un progetto: una struttura economica e due centri di logistica: un direttore artistico, un’esperta di comunicazione, un ufficio stampa, una Onlus, un albergo con l’atmosfera di casa con fiumi di bollicine interne, e il Web continuo, ma non ossessivo durante il giorno. Il tutto a fari spenti e a voce bassa.

 

Come il responsabile dell'ufficio stampa mi fece notare, dopo un promettente inizio, non eravamo pronti per sostenere un apparato di quel genere. Dovevamo crescere insieme. Niente di più giusto.

 

Peccato che tutto questo veniva detto in separata sede con bollicine, oscurando una bieca questione economica, più ossessiva che bieca, il peggio del peggio dei Presunti Sani, perché i malati veri non ce l’hanno. Fanno eccezione i depressi con delirio di catastrofe. 

 

Per il resto, fare del denaro il fulcro di una Rivoluzione del Pensiero Psicologico Psichiatrico significa non avere capito niente e comunque è più fisiologico in un professionista economico o in un Presunto Sano. Entità che possono coesistere. 

 

Contratti o non contratti del cazzo. 

 

Uomini o caporali

 

Tremila e cinquanta euro, in ritardo di otto-dieci giorni, questa la questione, la puntualità del pagamento. Ma è giusto così: prima ci si rivela l’un l’altro, meglio è. Ecologia Mentale, in piena ottica del nostro pensiero.

 

Interrotta questa collaborazione, abbiamo continuato, curando  i contenuti e gli aggiornamenti artistici, tecnici, grafici e ideologici. A fari spenti, a bassa voce, come direbbe Marzullo.

 

Tutto questo preambolo, noioso, ma propedeutico per capire il resto del contributo è una frase che il Direttore Artistico mi disse e che mi è rimasta marchiata a fuoco nei lobi frontali: “Questa piattaforma è autoreferenziale e, soprattutto viene fuori troppo spesso la faccenda di tuo figlio Raffaello, autistico”. 

 

Detto a un padre che ha vissuto esperienze drammatiche, la ritenni una critica costruttiva, ma ineluttabile: i contenuti psicologici-psichiatrici, in qualsiasi veste venissero trasmessi, non potevo che averli io; inoltre vedo molto più autoreferenziale e snob, firmarli con uno pseudonimo piuttosto che non in prima persona; tanto sapevano e sanno tutti che scrivo io, quando firmo io. Come Craxi con Ghino di Tacco. Ridicolo e Snob.

 

Freud si firmava Freud non per farsi bello, anche se era vanitoso, ma per prendersi la responsabilità di ciò che scriveva.

 

Quindi, dopo adeguata riflessione, ho continuato a firmare tutto e soprattutto  quello che si riferiva a fatti personali della mia vita, vera quanto necessaria, nella mia ottica della non barriera tra me e chi ha problemi. Io ho problemi quanto loro. La differenza è che io so risolverli agli altri. E questo è il mio lavoro.

 

Sulla faccenda di portare troppo spesso “alla ribalta”, ma sempre in termini coerenti con la Terza Rivoluzione, l’autismo di mio figlio Raffaello, ho pensato che la sua critica era corretta. 

 

Pur essendo purissimo il mio intento, era il mio modo di comunicare ai lettori che, chi scriveva concetti scientifico esistenziale, non era un Salieri frustrato dalle “troppe note” di Mozart, ma un padre entusiasta e recuperato nel bene e nel male al Senso biunivico relazionale dell’Amore. Recuperato all’Amore da suo figlio Autistico in regime di handicap totale. Ma forse  indulgevo un pò troppo. Capita di volersi grattare fino a farsi sanguinare una puntura di zanzara. Ho smesso di farlo. O, comunque, centellino.

 

Prima di Raffaello, ero solo in grado di dare amore costruttivo a chi amavo, anch’io evidentemente elicizzato (neologismo) nel DNA autistico, ma non ero in grado di riceverne con l’adeguato senso del calore e della profondità. 

 

Spero si essermi spiegato, altrimenti chiedetemi su Fb, perché sono quasi arrivato.

 

Il terzo atto della canzone di Jovanotti, Io pieno di Vita, lo dedico a mio figlio, che mi ha squarciato lo scudo stellare che, costruitomi con pazienza, mi proteggeva dalle interferenze negative, mettendomi a ferita scoperta.  

 

Ma ora sento che posso sentire, sono PIENO DI VITA a pieno titolo e so ascoltare l’amore verso me, con la competenza musicale del mio ex direttore artistico.

 

Grazie a chi sa