Cervello in Tilt

Il senso della vita

6 Febbraio 2018

Il senso della vita

Il senso della vita nel sogno

di Stefano Michelini

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PROLOGO

 

Nella confusione diurna pensiamo e ci muoviamo come formiche. Le reti neurali e i neuro-trasmettitori intrecciano i loro messaggi in modo più o meno coordinato. Più o meno logico. Gli ormoni suonano la banda anche se non c’è una festa. Può venire tutto bene o formarsi il caos. Poi arrivano i sogni notturni ad aggiustare o rovinare del tutto il Senso del Vita, il Senso del Giorno appena passato

 

 

LUCCIOLE

 

 

 

 

Sono scesa in giardino di notte anche se di notte non potrei mai scendere in giardino. Cammino sopra i ciottoli del viale e non ho paura. La voglia di vedere se il nonno è vivo spinge il mio coraggio. È là, seduto come sempre. Mi avvicino. Dorme, la testa all’indietro. Gli metto la mano davanti alla bocca per sentire il caldo del suo respiro. Rimaniamo un po’ cosi. Mi piace il nonno che dorme. Immagino i suoi sogni pieni di giochi per me. Nuovi giochi mai visti. Fate che inventano piccole magie. Unicorni rosa che s’inchinano per farmi salire. Ballerine vestite di pizzo che danzano armoniose nel loro cuore meccanico inventato dal nonno. Poi smetto di pensare a cosa sogna il nonno, perché potrei passarci la notte intera. Tra poco devo rientrare in camera o si accorgeranno della mia assenza. Mi siedo per terra davanti a lui con le gambe incrociate. Dietro il nonno, dieci metri più là, nel contrasto buio di un fitto roseto ci sono centinaia di lucciole. Mi torna in mente una storia raccontata in casa di paracadutisti americani che venivano giù dal cielo nella notte, durante la guerra, con piccole luci intermittenti, seduti su motociclette minuscole pronte a partire appena toccavano terra. Nient’altro che lucciole, avrei detto al nonno insistente. Nient’altro che lucciole. 

 

 

 

 

POST SCRIPTUM

 

Abbiamo anche fatto un aperitivo con Freud nella sezione Galassie per capirci qualcosa. Non abbiamo capito niente, perché siamo scientificamente lontani anni luce dall’interpretare la matrice dei sogni. E ancora più lontano dal rapportarli al senso della vita. 

Per questa Era dobbiamo prendere quello che viene. 

Il sogno si crea comunque durante la veglia, quando giochiamo con la creta delle nostre azioni. Costruiamo un’infinità di oggetti. Li trasformiamo. Entrano a fare parte di noi, per un tempo indefinito.

Può essere anche un salto intellettuale troppo ampio da concepire, ma una delle chiavi di accesso è occuparci dell’interpretazione del nostro agire. Il senso del vivere deve essere custodito in uno scrigno di velluto rosso e controllato tutti i giorni, per togliere ogni pulviscolo di polvere: la paura, la timidezza, l’inganno, la passione debordante, l’irritabilità, la fretta, l’impulso a offendere pubblicamente chi ti ha levato dal fango, capire i confini del perdono. Questo può essere interpretato. Ogni giorno.