Cervello in Tilt

Il senso della vita

29 Aprile 2018

Il senso della vita

Il fantasma civile

di Giulia Marchi

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EPILOGO

 

A distanza di anni guardo da lontano il mio fantasma civile e mi fa molta tenerezza 

 

lo lo vorrei abbracciare forte e dirgli che non importa di come tutto sia finito.

 

Sorrido all’idea che i fantasmi, hanno almeno creato nella mente di ogni essere umano l’illusione dell’aldilà, paure, emozioni, smosso sensazioni pur essendo invisibili.

 

Il Nostro Stato è invece scontato e noioso: crea solo rabbia e distrugge progetti freschi, come fresco era il mio

 

Un fantasma, comunque non si sente in colpa, anche se prima di perfezionarmi, la metamorfosi da giovane imprenditrice a ectoplasma non è stata perfetta e ho conservato dolorose tracce umane.

 

Ora è di nuovo vita. Non ho più bisogno di non essere vista, per la vergogna  o perché come si dice in gergo, ho fallito.

 

Chiudere il bandone significa non sentire più rumori, non vedere facce storte. 

Quello che vedo sono i miei figli e mio marito sempre più nitidi, come per anni non li avevo visti; incontro persone interessanti; esprimo me stessa come non credevo.

 

Non me la faccio tornare, il Nostro Stato non mi vede, ma io vedo di nuovo l l’Amore. 

 

 

 

PROLOGO

 

Ho un buon codice fiscale.

 

Perfetto, pulito con questo potrò aprire qualsiasi porta nessuna possibilità mi  sarà preclusa. 

 

Un idea valida: un’impresa in cui credo è quello che mi ci vuole e che mi basta.

 

Aprirò la cassaforte di molte banche.

 

Sono  giovane, dinamica e carina quanto basta e poi ci so fare.

 

IL lavoro non mi spaventa e neppure il sacrificio. 

 

Allora andiamo a 25 anni e una vita di fronte: non mi ferma più nessuno.

 

La mia testa piena di idee di cose da fare da realizzare.

 

Do  il via ai lavori, organizzo  tutto nel minimo dettaglio, ci metto la passione che mi contraddistingue in tutto quello che faccio; tutta  la mia energia viene canalizzata in questa impresa lavorativa. Voglio rinnovare il locale fare un arredamento diverso offrire servizi nuovi e voglio fare tutto secondo le regole proprio come richiesto dal Nostro Stato: Permessi, contratti  devono essere perfetti e in regola.

 

Mi accorgo prestissimo che non è così.

 

Comincio a scontrarmi con la realtà fatta di scartoffie e di regole fasulle.

Niente è semplice. Cominciano le prime porte in faccia. I progetti fatti subiscono subito dei cambiamenti ed altre cose che pensavo di realizzare non vanno a buon fine.

 

Questa mia esperienza non è partita in modo fluido sin dall’inizio, poi dovrei dirvi delle mille difficoltà e di tutti i problemi: niente è andato come doveva. Il Nostro Stato,

 

Arriva, con un messaggero alato, il giorno del giorno del protesto.

 

Da quel giorno per il Nostro Stato sono una mela marcia. La banca non ti vuole più bene, ti toglie tutto, non sei più idoneo a compiere la benché minima azione, devi solo scomparire, il tuo nome ormai è sinonimo di niente.

 

Niente per niente ho dato inizio alla mia metamorfosi. E mi sono trasformata.

 

MI sono trasformata in fantasma, il fantasma civile.

 

Faccio tutto nell’ombra, lavoro dietro le spalle di amici, ho il conto corrente intestato ad altri perché sono un fantasma.

 

Mi  ci abituo a tal punto che arrivo a pensare che le persone quando gli passio di fronte non mi vedano neppure.

 

Cresce, comunque la rabbia dentro di me e con questa rabbia vado avanti. 

 

Sono un fantasma difettoso, perché i fantasmi non sentono niente.

 

La voglia di rivalsa è una evidente traccia umana, rimasta durante la mia metamorfosi. Il mio fantasma è imperfetto: astioso e iperattivo: mi fa schierare sempre in prima linea, anche se non mi vedono, cercando di difendermi a tutti i costi per cercare di salvare il salvabile. Non mi può non venire in mente Bennato. 

 

Combatto senza ritegno e senza scrupoli, sempre da ectoplasma: non mi fermo di fronte a niente, ma  mi dimentico spesso che sono un fantasma e tutta la mia agitazione è non vista.

 

La storia, che è quella di molti, continua, ma a me interessa solo la mia.

 

Da Presunta Sana ho permesso che la rabbia mi dominasse sempre di più.

 

La rabbia è stata per anni, padrona nel mio cervello. Lo abbiamo detto: un errore di metamorfosi. 

 

Poi, come avete già letto nell’epilogo è tornato l’amore, è tornata la dignità, sono spariti sensi di colpa. 

 

Ci aspettano anni di luce piena.