Cervello in Tilt

Il senso della vita

30 Marzo 2018

Il senso della vita

Sabato Santo

di Stefano Michelini

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Il succedersi degli eventi più truci e la povertà di elaborarne motivazioni e contenuti, obbligano i cronisti, gli opinionisti e chi pensa di saper pensare originale, ad accostamenti azzardati. 

 

Uno di questi mi ha molto colpito: secondo alcuni, Dio avrebbe commesso il primo figlicidio premeditato. Non un raptus, ma un disegno programmato 33 anni prima. Con pazienza.

 

Questa interpretazione dei fatti mi è sembrato il capolinea di tutto quello che si possa dire a caso. 

 

Vero che il contesto del mistero fideistico, apre lutte le bocche che hanno un residuo di fiato per sillabare idiozie, ma anche su piani completamente paralleli, concepire Dio più crudele di tutti i genitori che hanno ucciso i loro figli, con i suoi 33 anni di disegno omicida, mi sembra davvero blasfemo e non ulteriormente degno di commento..

 

Sempre rimanendo sospesi nel mistero della fede, Gesù è invece il primo kamikaze, cresciuto alla maniera dei kamikaze (vedi film Syriana) e quindi destinato ad una missione suicida, nel suo caso di minima. Un solo morto, Lui. I ladroni erano comparse, che una volta morto Gesù, hanno liberato e rimandato nelle loro bettole.

 

Forgiato al suo destino fin da piccolo, con i rinforzi dei suoi poteri miracolistici, con il suo fascino hippy, ha sempre preso più coscienza del suo sacrificio dimostrativo. Urlare, senza le chitarre dei cantautori, contro l’ipocrisia degli uomini: “Sono pronto a questo e mi faccio oltraggiare sul Calvario e poi inchiodare e deridere.”

 

La resurrezione era tutta da vedere, non la conosceva di certo. 

 

“Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato” non lo dice uno che, due giorni dopo sa di essere alla destra del Padre a litigarsi le ultime briciole di un uovo Lindt.

 

Lui sapeva di morire e basta, con il sapore di aceto sulle labbra ferite.

 

Un uomo vero, convinto della sua fede, sdegnato dagli uomini falsi e invidiosi, di cui oggi, capisco l’essenza fino in fondo. 

 

Suicidarsi per l’amore infranto di una vita cesellata sull’amore incondizionato; suicidarsi per risvegliare animi sopiti nella cecità di guardare solo al proprio orticello. 

 

Risultato ottenuto sembra zero a vedere la massa di pecore che ci circondano, mossi da una fisiologia anche troppo democratica. 

 

Ma non è così. Pur avendo rinnegato consapevolmente la fede cristiana, Gesù in primis per via dei miracoli, che non mi convincevano e di cui non capivo l’entità metaforica e didascalica, mi ritrovo oggi nel cervello un’infinita capacità di amare che si avvicina alla dabbenaggine, ma che vi assicuro non è. 

 

Ogni volta che mi offro nudo, senza secondi fini, ogni volta che mi muovo verso gli altri e, nel mio caso, all’azzeramento di ogni sofferenza psicologica dei miei figli e dei miei pazienti, è estasi pura.

 

È abbracciare di nuovo mio padre vero, Raffaello, con le sue intuizioni della vita fantastica. 

 

Ecco, qui trovo il Senso.Il grande Senso.