Cervello in Tilt

Il senso della vita

6 Aprile 2018

Il senso della vita

Due giorni due di baci senza tregua

di Stefano Michelini

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Eccomi qua, come sempre nel cuore della notte, a riflettere (POCO) su quanto postato su Cervello in Tilt, in ottica Presunti Sani, fino ad oggi 5 Aprile 2018.

 

Riflettere poco, perché ho appena letto il contributo, in tema di TEMPO, di una insider minorenne sull’adolescenza, quello che leggerete domani prima di questo mio.

 

Si parla di Baci, quindi c’è da riflettere poco.

 

Si parla di due giorni continui di Baci. Tempo per riflettere non ce n’è stato.

 

Basta offrirsi come i petali di un tulipano selvatico.

 

Piegato in due dalle notti insonni, sentirsi isolato, per uno che adora essere isolato, vita al massimo della complessità gestionale ed emotiva altrui. 

 

Per forza, nasce in priorità di vita assoluta, l’esigenza di un abbraccio caldo.

 

Un abbraccio a distanza, non troppo stretto, in modo da evitare contaminazioni pericolose.

 

Presunto sano evoluto, perché: irrisolto se da oggi in poi giocarsela ogni giorno o se continuare a piegarmi alla programmazione o, ancora peggio al compromesso per IL SENSO DI RESPONSABILITÁ, come scriveva la bimba di prima.

 

Arrampicata libera verso la vetta o sana responsabilità dell’imbracatura, ramponi e di tutta l’attrezzatura giusta per salire in sicurezza e ottemperare ai bisogni degli altri?

 

Il mio essere Presunto Sano è sempre stato poggiato sulla salita in sicurezza,  su vette altissime per me, quando invece sono di pura indole Cyrano. Anzi più pura, perché parlo meno di lui, e nel pieno tumulto dei cadetti di Guascogna, con tutto quell’impeto e ribollire di sangue, Rossana l’avrei presa per me da subito, coatto dall’amore cieco che provavo per lei. 

 

Ma di Cyrano mi rende bene, la spada. La velocità di estrazione, la capacità indomita di lottare contemporaneamente con più avversari. Per il resto no, troppa poesia, troppi problemi col naso, una distorsione dell’immagine corporea, che ne ha fatto una caricatura e non un eroe dell’Amore. Al massimo un mito romantico.

 

Morte ingloriosa con una trave sulla testa, proprio mentre il suo cuore stava finalmente per esplodere e spandere su Rossana tutto il mosto dolce di un’uva, che aveva preso un’estate di sole pieno.

 

Il sangue è rimasto dentro il suo cuore, sillabato nelle ultime deliranti e postume confessioni della passione, costretta dai propri limiti, dall’arrampicata sicura, dietro un albero a suggerire frasi ad effetto. 

 

Rifletto poco e continuo a baciare e per quarantotto ore bacio a mani nude. Salgo su quella bocca e sul mio bisogno assoluto di essere abbracciato

 

Non è da me Presunto Sano, in cui l’impulsività è chiusa dentro un centrino fatto all’uncinetto e ha fatto di me un robot della programmazione spontanea. Un centro cibernetico d’amore, impossibile da non cogliere, perché i fatti parlano per tutta la mia età. Si diceva fino alla dabbenaggine o a quello che lascio considerare agli altri dabbenaggine.

 

Nella mia adolescenza, nessun maestro mi ha insegnato a lasciarmi andare completamente, anche se tutti pensavano che, al di là della timidezza, fossi uno che si gettava sempre nella mischia.

 

No, ero un trattenuto e solo 48 ore di baci, mi hanno fatto capire il margine, che solo la libertà di espandere ancora più amore che intelletto, mi avrebbe fatto felice. Poco tempo, per come chi corre forte come Villeneuve, ma  completamente felice.

 

Quando si vuole esprimere questo concetto, si ricorda sempre Mozart e i suoi 35 anni di vita. Presunto Sano Lui nell’arrampicata libera o io, che ho vissuto, per ora 24 anni di più, agli arresti domiciliari del mio volere essere tutta passione, ma senza avere il coraggio di farlo completamente.

 

Il compromesso di una vita, che agli altri appare già off-limits non ha pagato in termini di completa felicità, essendo appunto un compromesso.

 

Perché vivere di più in controllo, piuttosto che vivere meno, ad alto rischio, ma libero?

 

Presunto Sano: eccomi. Paura, Timidezza, Voglia di essere sia tutto intelletto che passione. Il carattere non si cambia… se non si hanno maestri. Specialmente quando i maestri sono pavidi nell’aprire il recinto di un cavallo da corsa. 

 

Che poi, anche se non sempre è vero, se sei predisposto a correre, più ti insegnano a correre, più ti auto-disciplini. 

 

Nelle mezze misure viene fuori invece un mosaico di istanze psicologiche flosce. Anche se gli altri pensano: guarda che bestia che è, un vero animale.

 

Il sogno di 48 ore di labbra fuse e sorrisi genuini, mi riconduce alla bellezza di questo passaggio esistenziale, come se fosse il percorso netto in un dressage nell’eleganza e nella potenza muscolare delle cosce del cavallo che il fantino pensa di guidare, ma che è semplicemente trasportato.

 

Forse ho ancora un pò di tempo. Forse un abbraccio mi ha salvato dalla resa consapevole e giusta.

 

Mettimi dentro la tua lingua.