Cervello in Tilt

Il lutto

17 Marzo 2018

Il lutto

Morte Parallela

di Stefano Michelini

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[ Giulia Marchi ]

 

 

Niente sarà più come prima…

 

Voglio partire da qui, con la frase più scontata di questo mondo, ma è il primo pensiero che si è annidato nella mia testa.

 

Dopo giorni e nove mesi, ho avuto la conferma che niente è stato più come prima. 

 

Ci hai lasciato così all'improvviso. 

 

Se chiudo gli occhi posso ancora sentire la voce di mia figlia che grida “Nonno è morto!!!  Nonno è morto!!!”

 

Precipito in una specie di oblio in cui la percezione della realtà mi sembra lontana e distorta.

 

Salgo in macchina per correre a casa, ma non parte. La spia della benzina a zero mi costringe a fermarmi al distributore e non capisco che cosa ci faccia io qui, mentre mio padre è morto.

 

Le solite domande martellanti, sovrapposte e inutili, che il mio cervello produce da solo, senza che io ne abbia il minimo controllo: “Ma se fino a 10 minuti fa stavo lavorando come ogni sera???” 

 

È bastato un attimo per sconvolgere tutto.

 

Il viaggio verso casa sembra durare ore.

 

Provo a telefonare.

 

Parlo con qualcuno, non ricordo con chi, ma capisco che la situazione è grave. 

 

Mia figlia non si è sbagliata, è proprio così, e accelero al massimo.

 

Cerco di arrivare prima possibile e penso che magari che al mio arrivo le cose potranno cambiare, che io possa risolvere. Farò qualcosa che loro ancora non hanno sicuramente fatto.

 

Poi suona il telefono: è mio fratello, anche lui sulla via di ritorno di casa.

 

Sta tornando indietro incredulo, senza capire cosa sia successo.

 

Ha parlato con mia figlia e mi ripete come un matto, che la situazione è grave e che è morto davvero.

 

Ritorno sul concetto del tempo passato e futuro, anche nove mesi dopo. 

 

Tutte le certezze, tutto quello che mi sembrava normale è finito in un secondo, senza preavviso, senza senso e, proprio in quel momento, capisci per la miliardesima volta, che niente sarà più come prima. 

 

Eccomi sono arrivata a casa. 

 

Vedo l'auto medica e l'ambulanza davanti casa, parcheggio e scendo.

 

Mi sembra di non essere io, di essere catapultata in un’altra dimensione, sto entrando in casa e penso: mi sono sbagliata, ora entro e sistemo tutto io tutto questo casino.

 

Oppure troverò tutto come al solito: mio padre sarà lì a guardare la TV con mia mamma, mio marito sarà in camera nel letto con il tablet e i ragazzi a farsi i fatti loro, come ogni sera, come ogni dopocena.

 

Invece no, entro e la scena è un bisturi che mi taglia in due: mio padre è sdraiato in  terra; un dottore del 118 gli sta facendo il massaggio cardiaco, tutti intorno urlano, piangono si disperano.

 

Mio marito è in bagno e sta vomitando per lo spavento; mio figlio sta tirando calci al muro; si sentono solo urla  e pianti. Poi vedo mia figlia che piange disperata.

 

Io sono lì, ma in realtà sono da un'altra parte e continuo a credere che quello che sta accadendo non possa essere vero.  

 

Il medico del 118 mi fa delle domande e mi rassicura che il massaggio cardiaco continuerà per altri trenta minuti. 

 

Nello stesso modo mi dice che, purtroppo non c'è nulla da fare: mio padre è morto

 

Oggi, capisco come sia radicalmente cambiata la mia vita da quel giorno, ogni cosa che faccio non appare più come prima. Siamo a dieci miliardi della stessa inutile constatazione.

 

Negli occhi delle persone che ho intorno si è spenta una luce che non si è più riaccesa. 

 

Negli occhi dei miei figli è apparsa una improvvisa maturità e nel loro modo di parlare posso scorgere un diverso approccio alla vita, come chi è stato costretto ad adattarsi istantaneamente.

 

Mi manca l'aria. Questa è la sensazione che provo più spesso. 

 

Eccomi. Sono qui sono al secondo Natale senza di te babbo, 

Il bisturi taglia ancora; il dolore è ancora più forte e il pensiero della tua morte mi fa provare un dolore fisico nell’addome. 

 

Nessuno ha veramente reagito e ritrovato la forza per andare avanti: mamma è un disastro totale ed io non so più come aiutarla; vorrei riprendere la mia vita in mano e andare avanti, ma lei non me lo permette e a me mancano le forze.

 

POST SCRIPTUM

Oggi, a distanza di oltre nove Natali e giorni dalla tua morte, mio amatissimo padre, ti dico che la vita mi sta iniziando a restituire quello che mi aveva tolto fino ad ora. 

 

Non mi ricordavo più che cosa fosse la gioia e ora la sto vedendo. 

 

L'ho ritrovata in quello che faccio, pensavo di non esserne più capace. 

 

Mi ero completamente persa nella mia tristezza e nell'apatia in una morte parallela.