Cervello in Tilt

Il Bugiardo Presunto Sano

26 Febbraio 2018

Il Bugiardo Presunto Sano

Quando la bugia è sopravvivenza civile

di Stefano Michelini

‹ INDIETRO

Contributo di INSIDER ANONIMA

Quando ti trovi nella trappola dei debiti economici e hai comunque da mandare avanti un’attività, devi per forza inventarti qualcosa. Ne va della tua sopravvivenza civile e di tutti quelli che ruotano intorno a te.

 

È così che ho iniziato a mentire sul lavoro.

 

All'inizio è difficile. Non ci sei abituata e non riesci neppure a trovare il modo di farlo: balbetti, non trovi le parole giuste, vorresti essere un politico. Un politico mente a se stesso fino a crederci, mente al suo partito, mente a tutti noi, con una facilità disarmante. Quasi ti viene voglia di crederci.

 

Io ho dovuto imparare,  però ho imparato in fretta. 

 

Quando ho dovuto scegliere tra pagare una fattura di merce acquistata o una bolletta della luce, ho capito che era più semplice di quanto sembrava.

 

Facilissimo: chiami il fornitore, inventi una scusa qualunque senza nemmeno impegnarti molto a inventarla, giusto quel tanto che basta a sperare che ti creda. E anche se non sei perfetta e la tua voce ti tradisce…. è fatta!!!I 

 

Le prime volte ci stai male, ti crei tutta una serie di problemi mentali, ma poi impari a fare come i politici. Ci credi. La bugia diventa la verità. Una semplice inversione semantica. 

Dopo ci prendi gusto e le tue bugie diventano sempre più teatrali, assertive. Per la sopravvivenza economica diventi un’artista, non diversa dagli attori. Io ogni tanto mi sentivo come, che so, Sabrina Ferilli.

 

Poi, a un certo punto, fai un “salto di qualità”. 

 

Capisci finalmente che quella è una regola del mercato e non una banale bugia. Quindi è un valore professionale. E c'è un momento in cui questo gioco ti viene talmente bene, da farti sentire la più abile tra i giocatori.

 

Da quella prima volta in cui è andata bene ho iniziato a mentire su tutto: su cambiali tornate indietro perché non era arrivato in tempo l’avviso, su assegni non pagati per colpa del disservizio della banca, su bonifici mai partiti per dimenticanza di questo o di quello. 

 

Detto così sembra banale, ma la mia voce era intonata alla bugia, avevo un piano B e un piano C e passavo da uno all’altro con naturalezza. Era una sensazione meravigliosa. 

 

 

 

TRE ANNI DOPO

È arrivato però un altro tempo.

Quello della resa dei conti.

Quello in cui le tue bugie non sono più tollerate. 

I gradini del Teatro della Scala che hai salito per così tanto tempo iniziano a rompersi sotto i tuoi piedi e tu inizi a precipitare…

 

Ti chiedi: sono una fallita?

A volte ti rispondi sì, a volte ti senti un’eroina per avere posticipato di tre anni il fallimento e per avere dato da mangiare ai tuoi figli. 

 

Alla fine, però, ti senti solo un’eroina che ha lottato tre anni sul fronte.