Cervello in Tilt

Il Bugiardo Presunto Sano

19 Febbraio 2018

Il Bugiardo Presunto Sano

Le Origini della Bugia

di Stefano Michelini

‹ INDIETRO

 

 

Nel nostro sistema sociale, viviamo continuamente nella bugia personale e collettiva. È un’evidenza inconfutabile: sono sotto gli occhi di tutti le bugie professionali dei politici, quelle commerciali delle pubblicità o dei venditori, le bugie relazionali dei poligami, le bugie seriali dette a prescindere da un vantaggio immediato.

Pensiamo, per esempio, a chi afferma con estrema naturalezza di occupare una mansione più alta nel lavoro rispetto a quella che realmente svolge; pensiamo a chi millanta la capacità di influenzare e determinare eventi nel lavoro e nella vita e si potrebbe continuare con una lunga lista di Pinocchi. Per questa diffusione del fenomeno, uno studioso della mente è autorizzato a concepire il mentire come una modus operandi fisiologico del nostro cervello.

Da questo primo assunto, ne segue un altro, confermato dalla semplice osservazione dei bambini: si nasce bugiardi e solo con il tempo perfezioniamo il nostro mentire: giorno dopo giorno, diventiamo un laboratorio di falsità sempre aperto, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Le bugie, non vanno mai in ferie e non hanno festività.

La vittima principale del bugiardo è paradossalmente se stesso; più si infittisce la trama di una realtà distorta a proprio uso e consumo, più creiamo un alias che vive al posto nostro, per la maggior parte della vita. Ci troviamo quindi, con un solo cervello, a convivere con un altro sé. Questa condizione genera quasi sempre confusione e malessere  psicologico.

Allora perché mentiamo? Perché, anche un cervello sano produce una condizione  di disagio a se stesso? Un’infinita serie di perché nasce dalle conseguenze delle nostre bugie, in direzione “ostinata e contraria” ad un’ecologia mentale da sempre garante di serenità e semplicità del vivere.

Per risolvere il paradosso, dobbiamo partire da un’osservazione  elementare: i bambini iniziano a mentire molto presto, per sentirsi protetti da eventuali reazioni dei genitori, degli insegnanti e del gruppo dei pari. 

Questo significa che il cervello dei bambini ha il format della bugia già pronto. Un bambino non apprende l’arte di falsificare la realtà dai genitori, è troppo presto. Soltanto in seguito, ogni contatto sociale contribuirà ad arricchire il repertorio di falsità, specializzandosi per settore: relazioni amorose, genitoriali, amicali, lavoro e politica. 

Ma il brodo primordiale, l’alchimia chimica della bugia, non la prendiamo con la prima poppata di latte materno, ma dal DNA e da quei geni bugiardi preposti allo sviluppo delle facoltà cognitive.

Gli studi scientifici sul tema rendono abbastanza chiaro a tutti che, se un cervello si sviluppa a livello embrionale già con la capacità di scotomizzare - cioè eliminare inconsciamente dalla percezione e quindi dalla memoria -  il vero (per esempio eventi sgradevoli o penosi) ai fini di un vantaggio, significa che la bugia è un’abilità esistenziale come l’amore, come le promesse e come la felicità.

Mentire, però, è ritenuto eticamente disdicevole. Ma, se la sopravvivenza è un concetto biologico inappellabile, ossia Nascita-Vita-Morte, l’etica, di conseguenza, è solo un costrutto umano a posteriori, equivalente ad un rotolo di carta igienica della nostra era. 

Detto questo riflettiamo ancora su tre aspetti della manipolazione del reale:

  1. Se nasciamo con la chimica della bugia un perché ci sarà.
  2. La bugia può avere diverse caratteristiche e direzioni, che nascono da incroci tra istanze psicologiche diverse, come l’umore e il senso di colpa.
  3. Per il cervello, dire una bugia per farla franca è un fabbisogno fisiologico, necessario per procedere ad altri livelli di sviluppo, per perseguire un’etica propria e non quella propinata dalla massa come “saggio, logico e sapiente”

​​​​​​​Nelle prossime rubriche dedicate alla bugia, continueremo a sollevare questioni in merito e ad affrontare concetti correlati al mentire quali la comprensione, l’inganno, il perdono, il compromesso sociale, la bugia patologica fine a se stessa.