Cervello in Tilt

Gioco d'azzardo

4 Agosto 2017

Gioco d'azzardo

La scommessa nel mondo: un'epidemia

di Stefano Michelini

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I pazienti che provengono da specifiche culture e razze tendono a partecipare di più ad alcuni tipi di attività di gioco d’azzardo rispetto ad altri (per es. pai gow, combattimenti di galli, black-jack, corse di cavalli). I tassi di prevalenza del disturbo da gioco d’azzardo sono più alti fra afroamericani che tra euroamericani, con tassi per gli ispanoamericani simili a quelli degli euroamericani. Le popolazioni indigene hanno alti tassi di prevalenza di disturbo da gioco d’azzardo. Mettere ragionevolmente a rischio una propria somma di denaro, trascorrendo alcune ore della discussione tecnica della preparazione della scommessa, aveva un senso sociale molto alto negli anni ’60-’70, con la schedina elaborata tra gli uomini seduti ai bar. Dal mercoledì, quando veniva diramata la lista dei calciatori squalificati, ogni giorno gli uomini discutevano, ipotizzavano le formazioni e i possibili risultati. C’era ancora la mancanza di un benessere sociale tale in quel tempo che la scommessa era una scusa divertente per distrarsi dalla vita. Molto diversa è la situazione attuale, in cui il gioco è guidato dall’ attitudine all’autodistruzione vissuta in solitario mediante il gioco. Il problema è che lo stimolo di vivere di momenti adrenalinici, permesso dalla noia di una vita solo apparentemente più facile induce dipendenza. L’incapacità di gestire momenti di noia o di elevare lo stress indesiderato (noia) ad uno stress desiderato (scommettere) fa rilasciare nel nostro cervello sostanze che inducono a ripetere l’esperienza anche se sgradevole. Il piacere provato per una vincita eccita il cervello come la frustrazione di una perdita, come in un rapporto sado-maso. Questo circuito vizioso va interrotto in modo mirato da specialisti.