Cervello in Tilt

Gioco d'azzardo

10 Agosto 2017

Gioco d'azzardo

Il qui e ora del gioco d'azzardo

di Stefano Michelini

‹ INDIETRO

Per molto tempo, la pericolosità della dipendenza da gioco d’azzardo è stata sottostimata e, di conseguenza, anche lo sviluppo di efficaci programmi preventivi. Prova ne è che negli ultimi tre anni, in piena recessione, il gioco d’azzardo ha conosciuto una crescita esponenziale di circa l’800%. 

L’Italia non sfugge a queste statistiche, solo apparentemente paradossali. Molte famiglie, a ridosso della povertà, sono state costrette a drastici cambiamenti di stile di vita, ma, nonostante questo, il desiderio atavico del “colpo gobbo”, che cambia la vita, persiste. Ritorna a essere la scommessa dell’uomo delle caverne, che puntava la propria vita per avere in premio il cibo per sopravvivere.   

Per quanto suggestivo, ridurre il fenomeno del Gioco d’Azzardo Patologico a un mero richiamo ontogenetico, equivarrebbe a falsificare la realtà clinica di un disagio psichico pervasivo e invalidante. I disturbi mentali, per il loro confine, a volte sfumato, con la normalità psicologica, sono stati spesso confusi per vizi di vita: la depressione è stata considerata una debolezza di carattere, la tossicodipendenza, l’antidoto borghese alla noia di vivere, l’anoressia, il risultato della pressione mediatica su stereotipi di bellezza. 

Il Gioco d’Azzardo Patologico non poteva sfuggire al periodo di Purgatorio della non definizione medica. L’anticamera sembra comunque essere terminata e, nell’ambiente medico, vige la realtà di una patologia acclarata. 

Il rango di malattia ha generato una netta inversione di tendenza nelle opinioni della maggior parte dei professionisti del settore, sul come agire sul paziente e sul come prevenire il dilagare del fenomeno. 

La nuova consapevolezza concentra l’attenzione di tutti verso il cervello dell’uomo. La complessità elettrochimica dei circuiti cerebrali rende ragione del perché “a ogni poeta manca un verso”. Nessuno di noi è psicologicamente perfetto, proprio a causa dei miliardi di connessioni sinaptiche che dirigono il concerto delle nostre parole, opere e omissioni. 

Il giocatore patologico ha connessioni grossolanamente alterate ma suscettibili di una riparazione completa con interventi mirati. Contro un cervello funzionante, il banco non ha mai potere.