Cervello in Tilt

Gioco d'azzardo

1 Settembre 2017

Gioco d'azzardo

Analisi psicologica

di Stefano Michelini

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Quando un giocatore d’azzardo patologico chiede aiuto ad uno psicologo, o viene obbligato ad andare dalle persone care, è ormai in un circolo vizioso di fragilità, colpevolezza, frustrazione, ansia e debiti che si rigenerano come metastasi. Il suo cervello rimugina continuamente sempre sugli stessi temi: rivisitazione di passate esperienze di gioco d’azzardo, aspettative irrealistiche di cambiare vita, sogni ad occhi aperti di vincite clamorose, pianificazione economica e logistica della prossima scommessa e del risultato della scommessa. Inoltre, anche se arrivato alla prima visita spontaneamente, il giocatore patologico d’azzardo è solitamente un bugiardo cronico, che mente anche a se stesso, per minimizzare l’entità del coinvolgimento nel gioco d’azzardo.
Di fronte a questo caos cognitivo-comportamentale del paziente, lo psicologo deve porre attenzione su due tratti di personalità sempre associati al giocatore patologico: impulsività e dipendenza. Il giocatore d’azzardo patologico ha sempre queste caratteristiche, facilmente individuabili e curabili con terapia farmacologica e psicologica di tipo cognitivo-comportamentale. Non serve tenerlo a trecento o cinquecento metri distante da un luogo di scommesse come impongono le nuove leggi. Se non curato, le raggiungerà comunque e dovunque siano.
L’impulsività e la mancanza dei circuiti preposti all’autocontrollo sono tratti innati. Dal punto di vista psicologico, sono presenti un giudizio ridotto per le conseguenze negative del gioco e un eccessivo interesse per gli stimoli gratificanti immediati. Un giocatore d’azzardo patologico è incapace a resistere agli impulsi, soggiogato dall’impellenza di compiere una determinata azione.
Dal punto di vista psicodinamico, è individuabile nel giocatore un aumento della tensione prima dell’atto, seguito dal piacere una volta consumato, come in un rapporto sessuale. Moneta dopo moneta, si ha una travolgente regressione infantile nel non riuscire a posticipare l’immediata gratificazione di una nuova scommessa.
Per individuare gli indicatori della patologia da gioco, è necessario tracciare il carattere distintivo della loro personalità. I tratti personologici del giocatore “ricercatore della sensazione” sono stati definiti negli anni ’70-’80, ma ancora reggono il tempo con assoluta modernità e consistenza. Con sfumature differenti, questi tratti di personalità configurano un soggetto impulsivo, predisposto alla ricerca costante del rischio, al forte eccitamento in caso di stimoli nuovi e inaspettati, all’evitare la routine e la monotonia.
Al giocatore di azzardo con questi tratti di personalità, ereditati geneticamente, piace il rischio di perdere denaro per il rinforzo positivo che traggono dagli stati di elevata attivazione cerebrale, conseguenti all’attesa del risultato e, come variabile addizionale, alla stimolazione per la vincita. I giocatori d’azzardo patologici hanno una non corretta taratura delle possibilità probabilistiche di accadimento degli eventi: ipervalutano le probabilità soggettive e quindi sovrastimano le possibilità di vincita. Questo il loro errore cognitivo. La loro trappola.
Secondo la maggiore o minore penetranza di questi due tratti di personalità e della perdita di una valutazione oggettiva delle probabilità che un evento accada o no, i giocatori d’azzardo patologici pensano di potere controllare gli eventi e la vita con la loro abilità di prevedere. Il sistema di aspettative, in situazioni come il gioco, è spesso attivato da esperienze precedenti percepite dal soggetto come piacevoli passatempi occasionali o abituali. Il giocatore d’azzardo patologico ha una graduale perdita della propria libertà di pensare e agire, essendo divenuto il gioco, la priorità esistenziale. La dilatazione progressiva dei pensieri intorno ad una possibile vincita svuota di significato il vivere, generando gravi problemi secondari, familiari, relazionali, lavorativi ed economici.
La seconda parola chiave che identifica il giocatore d’azzardo patologico è la dipendenza. Il giocatore d'azzardo patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, la somma spesa per ottenere l’eccitazione desiderata e per tentare di recuperare le perdite. Il giocatore patologico ha quindi bisogno di quantità crescenti di denaro, e investe nel gioco più delle proprie possibilità economiche. È un paziente drogato, che ben presto esaurisce il suo denaro, che conta sugli altri per procurarsene ancora per scommettere e per sanare i debiti. Anche a causa di questa continua rincorsa al denaro, il giocatore patologico è sempre irrequieto o irritabile.
Un giocatore dipendente è una persona in cui l’impulso a giocare diviene un bisogno irrefrenabile e incontrollabile. È governato da una forte tensione emotiva e rivela un’incapacità di pensiero logico. Lo psicologo deve fare molta attenzione ai meccanismi di difesa della rimozione e della razionalizzazione, i più usati dal paziente per controllare il senso di colpa. Cancellare e minimizzare la perdita, per convivere con se stessi. I meccanismi di difesa sono fonte di falsificazione della realtà, con il risultato di un pensiero fuorviato e distorto. Le distorsioni del pensiero tipiche del giocatore patologico sono bizzarre superstizioni di natura ossessiva e un dilatato senso di potere sugli esiti degli eventi casuali.
L’analisi psicologica del paziente deve anche valutare il grado di consapevolezza delle sensazioni esperite durante il gioco. Secondo il livello intellettivo e culturale del paziente, può essere difficile portare alla luce il rallentamento temporale che il paziente subisce nel tempo di gioco, vissuto spesso in uno stato di trance. Talvolta questa condizione mentale è favorita da un modico consumo di alcolici, che determina la perdita di controllo della propria condotta e che alimenta la tonalità affettiva verso il gioco.
Nell’esame psico-diagnostico, una sezione da dettagliare con precisione è la presenza di comportamenti illegali quali furti, frodi, baro, falsificazione. Queste complicazioni sociali inducono una programmazione terapeutica addizionale a quella di un paziente senza problematiche legali.
Lo psicologo deve valutare il carattere temporale del disturbo, specificando se ha un andamento episodico o persistente e la gravità del disturbo. Solitamente, gli individui che arrivano spontaneamente in prima visita hanno forme del disturbo da moderato a grave.