Cervello in Tilt

Gioco d'azzardo

28 Agosto 2017

Gioco d'azzardo

Analisi neurochimica

di Stefano Michelini

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Nei capitoli precedenti abbiamo descritto il comportamento esteriore del giocatore d’azzardo e la sua personalità. In questo capitolo entriamo direttamente nel suo cervello, perché l’impulsività, la predisposizione alla dipendenza, il tono dell’umore elevato, la coazione ossessiva, il Gioco d’Azzardo Patologico derivano da un determinato assetto neurochimico.
Le cellule nervose comunicano tra loro mediante segnali elettrici e chimici. In ultima analisi, ogni nostra sensazione, dall’amore all’odio, dal rigore morale alla trasgressione, dal rispetto ferreo delle regole all’impulsività, ha una codifica elettrochimica. Il vocabolario con cui parlano i neuroni è un vocabolario scarno, ma molto efficace. Con poche sostanze chimiche chiamate neurotrasmettitori, il cervello s’informa su tutto quello che ci sta accadendo e decide tutto quello che facciamo, nel bene e nel male.
Negli ultimi dieci anni, sono state raccolte prove coerenti sul malfunzionamento di specifici distretti cerebrali nel gioco d’azzardo patologico. I danni nel cervello del giocatore d’azzardo sono sia a livello di connessione tra i vari network neuronali, sia a livello dei neurotrasmettitori chimici e dei loro recettori.
Nel descrivere la personalità dei giocatori patologici abbiamo identificato due tratti prevalenti: l’impulsività e la predisposizione a diventare dipendenti.
La decodifica funzionale dell’impulsività è ormai chiara. Uno dei circuiti cerebrali alterati nel giocatore d’azzardo è il sistema neurochimico di connessione tra le aree frontali del cervello, deputate al controllo razionale delle decisioni, e altre aree che si attivano soltanto alla presenza di una necessità impellente di soddisfare un bisogno.
Il nostro cervello, di fronte ad una scelta, decodifica i segnali che riceve dagli organi sensoriali esterni e dalle percezioni cognitive interne. Anche il tempo di latenza nella risposta decisionale varia in funzione del nostro assetto neurochimico. Le informazioni pre-decisionali sono rimbalzate da network neurochimici emotivo-viscerali a network a matrice logica, fino all’attuazione del piano decisionale. La latenza decisionale è espressione del compromesso funzionale che si stabilisce tra questi diversi network. Le persone tipicamente impulsive hanno una latenza decisionale brevissima e nelle immagini che documentano lo stato di attività cerebrale, c’è uno squilibrio funzionale a favore delle aree emotive-viscerali. L’inverso nei soggetti non impulsivi.
Messi in condizione di poter scegliere tra una piccola ricompensa immediata e una più grande ricompensa posticipata, a fronte di un determinate compito svolto, i giocatori d’azzardo patologici hanno dimostrato un’attivazione maggiore delle aree preposte alla necessità di una ricompensa immediata. L’attività cerebrale pre- e post centrale dell’emisfero sinistro, aree della logica e della ponderazione, sono nettamente più attive nei controlli sani confrontati con i giocatori d’azzardo patologici.
Il vaglio logico di una decisione operata dai circuiti neurochimici razionali nei giocatori patologici è minimo. La prevalenza di un circuito neurochimico che induce decisioni impulsive sembra dovuto a grossolane modificazioni strutturali del cervello, visibili anche con la risonanza magnetica nucleare. Altri studi di neuroimaging sono riusciti anche a distinguere alcune categorie di giocatori patologici: nel giocatore online, sono state riscontrate variazioni significative sia nella sostanza bianca cerebrale (fibre di connessione nervosa equiparabili a cavi elettrici), sia nella sostanza grigia cerebrale (la struttura pensante).
Gli scommettitori patologici online sembrano confermare la loro peculiarità tra i vari tipi di scommettitori, anche per altre caratteristiche neurochimiche: la concentrazione di fattore neurotrofico cerebrale, il fattore che sostiene lo sviluppo neuronale, è risultato significativamente inferiore rispetto ad altri scommettitori patologici.
Altre variazioni chimiche nel cervello sono state riscontrate nei giocatori d’azzardo patologici, per definire il secondo tratto peculiare della loro personalità: la predisposizione ad essere dipendenti.
Il neurotrasmettitore più frequentemente associato a tutte le condotte di abuso, incluso il gioco d’azzardo patologico, è la dopamina, la cui carenza in aree specifiche del cervello causa anche il Morbo di Parkinson. In particolare, il ruolo della dopamina è considerato fondamentale per la modulazione della gratificazione legata al gioco e all’abuso di sostanze. Gli studi condotti con la tomografia assiale computerizzata dimostrano in modo omogeneo il malfunzionamento di aree cerebrali ad alto contenuto di dopamina nei giocatori d’azzardo patologici. In questi pazienti, durante la sola visione di filmati di situazioni di gioco d’azzardo, si riscontra una riduzione dell’attività delle aree cerebrali deputate al giudizio critico delle proprie azioni e delle aree con alta concentrazione di dopamina.
Il ruolo della dopamina nella patogenesi del gioco d’azzardo deriva dagli studi della terapia del Morbo di Parkinson. In molti pazienti affetti da questo morbo, la stimolazione farmacologica del sistema dopaminergico, determina l’insorgenza di gioco d’azzardo patologico. Da segnalare un caso clinico recente di un paziente affetto da morbo di Parkinson lieve e trattato con un agonista dopaminergico ha speso in una settimana ventiduemila euro in Gratta e Vinci. Con la dopamina, i sintomi motori del morbo di Parkinson spariscono e il paziente, libero di muoversi, va a scommettere senza controllo. Il paradosso della vita non ha fine.