Cervello in Tilt

Galassie

11 Giugno 2018

Galassie

Pianeta Terra

di Stefano Michelini

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Avevo sentito parlare di questo Pianeta. 

 

Molte cose strane intorno ai suoi abitanti le ho trovate nelle mie ricerche personali: terrestri, uomini affaccendati in modo afinalistico e inconcludente.

 

Ho scritto queste due parole sul mio computer di bordo e immediatamente sono scomparse nella sua memoria. Sul display è ricomparsa la scritta: Demenza, malattia degenerativa del Cervello, caratterizzata da affaccendamento inutile e inconcludente. 

 

Mentre mi avvicinavo alla sua orbita, mi sono riconfigurato l’immagine di questo pianeta, lasciando andare via i pregiudizi che mi ero costruito, basandomi sulle informazioni degli altri abitanti del mio pianeta AUT.

 

Nella nuova configurazione, ho mantenuto l’immagine di un pianeta incantato: immense distese di acqua che loro chiamano oceani o mari, distese di verde a perdita d’occhio, anche al nostro occhio, che vede molto di più. Poi mi hanno raccontato di rocce altissime chiamate monti, ricoperti di neve, una sostanza bianca di consistenza varia e del ghiaccio che abbiamo anche noi, come unica materia.

 

Il nostro è un ghiaccio uniforme. Il Pianeta AUT è una sfera schiacciata dalla gravità, composta di solo ghiaccio. 

Nei miei esperimenti di confronto tra i due pianeti sono uscite due versioni, una per ciascuno: AUT è risultata essere una pizza di ghiaccio; la TERRA un calcio di punizione sopra la traversa, di un oggetto chiamato pallone, che infilatosi in un’orbita si era stabilizzato nell’universo.

 

Mi sono impegnato moltissimo ad andare oltre queste definizioni, ma nemmeno i più sofisticati computers hanno saputo andare oltre. 

 

Mentre mi avvicino sempre di più, sono consapevole di non sapere che cosa sia una pizza, un calcio di punizione e nemmeno un pallone.

 

Ma questa storia della Demenza mi appare più chiara e, con il rischio di giocarmi la memoria residua del computer, cerco di unire due concetti in chiaro conflitto, anche per me che vengo da AUT: affaccendamento e inconcludenza. La parola che potrebbe unirle sul mio pianeta è incompetenza. Perché un terrestre può tentare continuamente di fare una cosa, ma non avendo le competenze necessarie, risulta inconcludente. Era la mia unica teoria.

 

Potrebbe essere il contrario di un abitante di AUT, che ha soltanto competenze, per cui non si agita ed è sempre efficiente. Ottiene sempre quello che vuole ottenere, anche sacrificando completamente se stesso in una missione, senza saperlo e senza provare dolore.

 

Mi avvicino, vedo le nebulose che le mappe prevedevano. 

 

In sintesi noi di AUT e i Terrestri: 

 

  1. Usiamo le stesse parole, ma non con lo stesso significato
  2. Formuliamo, di conseguenza, frasi sintatticamente simili, con lo stesso vocabolario fonetico e timbro di voce, ma con una semantica globale agli opposti.
  3. Se i calcoli rigidi, con cui nasciamo su AUT mi dicono il giusto, i terrestri sono tutti dementi

 

 

Scendo dal mio modulo e metto piede sul pianeta Terra. 

 

Con un procedimento molto ecologico, su AUT è possibile entrare dentro un altro abitante di AUT a riposarsi. Non siamo parassiti, perché essendo ospiti non ci approfittiamo nutrendoci delle energie altrui. Ci accomodiamo e viviamo la loro vita come fossimo loro. Anch’io ho ospitato moltissimi AUT per anni dentro me.

 

Quindi, la prima cosa che ho fatto è stata la più semplice per me: entrare in un Terrestre o, nella mia versione appurata in un demente, e vivere la sua vita.

 

Avrei voluto dormirci un pò dentro, per riposarmi del lungo viaggio, ma ero troppo affascinato da “un pallone calciato nel cosmo e popolato da dementi”.

 

Sono entrato dentro uno psichiatra, che aveva perso il portafogli, oggetto che noi in AUT non abbiamo, ma di significato uniplanetario: in lingua franca, è uno strumento pieghevole in cui vengono conservati materiali vari, anche preziosi, come i codici di identità, che da noi non esistono e licenze varie. 

 

Si dice in AUT, che non molto tempo fa, i portafogli contenevano un materiale in via di estinzione che si chiama denaro, che serviva per scambi di vario tipo. Si potevano comprare altri umani o terreni o anche applicare a pagamento i meccanismi dell’accoppiamento. 

Con il denaro in estinzione, il mio vettore terrestre cercava di riprodurre i propri codici di identità e le sue licenze, che erano reperibili in varie organizzazioni di dementi. 

 

Dopo soli quattro giorni, ma in realtà in solo due giorni, perché due volte alla settimana, i Terrestri si paralizzano, come in un gioco che dai si chiama Uno Due Tre Stella.  Questi giorni si chiamano Sabato e Domenica. 

 

Da noi, su AUT il gioco Uno Due Tre Stella è molto noto, perché essendo il nostro pianeta una “pizza di ghiaccio levigato” stabilisce delle gerarchie di abilità psicomotorie. Voi non ci siete mai stati, ma per riuscire a bloccarsi in tempo, da noi è quasi impossibile. La usiamo come pratica ZEN di autocontrollo, gestito dalla efficienza sinergica di cervello e muscoli.

 

Questo psichiatra cercava i propri codici. Era un chiaro demente. In due giorni ha girato gli stessi quattro uffici, senza riuscire ad ottenere niente. Devo ammettere che su AUT, per questo tipo di comportamento dello psichiatra c’è la pena di morte, basata su un giudizio sommario. 

 

Il punto è, che questo psichiatra ce la metteva tutta (affaccendamento) fino alla mia commozione, se in AUT nel fossimo capaci. Il paradosso era che continuava a rivolgersi ad altri dementi e quindi ho capito finalmente  il significato pieno dell’afinalismo: se un demente, che cerca codici e si affanna per averli si rivolge ad altri dementi, è come pretendere di correre all’impazzata su AUT senza scivolare.

 

Chiarito il concetto, il Pianeta Terra è scomparso dalla mia mente fredda come curiosità scientifica. Avevo centrato il mio obiettivo. Conoscere le loro dinamiche paradossali. 

 

Noi su AUT non conosciamo la delusione, per cui, come sono atterrato sono decollato.

 

Soltanto una lieve sensazione mi ha pericolosamente attraversato tutto il corpo. Quando ero già molto alto, ad una giusta distanza dalla Terra, ho avuto la tentazione di voltarmi, ma non l’ho assecondata. Ne ho voluto conservare in script personalizzati l’essenza di un pianeta di assoluta bellezza. 

 

Ho provato ad immaginarmelo completamente privo di abitanti e ho aggiunto un livello di comprensione molto più alto del senso estetico, che lancerò nel cielo di AUT appena sarò tornato.