Cervello in Tilt

Galassie

20 Gennaio 2018

Galassie

Mentre aspettavo David Lynch

di Stefano Michelini

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Breve aneddoto di Stefano Michelini uomo, non psichiatra. Pensieri prima di stringerci la mano prima e iniziare una conversazione privata tra due Presunti Sani. 22 Giugno 2017. 

 

Il pensiero intrusivo dei suoi capelli offendeva la mia presunta intelligenza. Di tutte le cose che potevo pensare a pochi minuti dal conoscere un regista che stimo ma non amo incondizionatamente, ma che nello stesso tempo è una galassia assoluta dell’inquietudine, mi trovo a fissarmi sui capelli di Lynch. Mi imbambolo sui capelli.

 

Nel rispetto dell’educazione prossemica, pur rudimentale che ho, non avrei  mai e poi mai fatto niente, tipo toccarglieli o chiedergli qualcosa in merito, ma il pensiero mi dominava.

 

Lacca? Tipi di gel che noi normali non conosciamo? Quanto ci mette a pettinarsi? Che sensazioni ha al mattino quando è per forza tutto scompigliato? E dopo avere fatto l’amore? E durante? Si mentre fa l’amore, prima che la passione travolga tutto, teme la mano di lei che si sta per infilare nella falda grigia intonsa? E dopo la doccia? Sono sicuro che è lacca. Una lacca stratosferica, da Meditazione Trascendentale, eterea ma solida, che ti dà quella sicurezza, che l’opera d’arte resterà intatta tutto il giorno. La scelta dello shampoo? L’asciugatura? Farà da solo o, ogni giorno, ha la sua devota pettinatrice a cui racconta aneddoti inediti al mondo? E se diventasse calvo, riuscirebbe ad essere più psicologicamente inquietante nei suoi film? Di natura saranno grassi? Impossibile dirlo ora, ma penso che siano stati capelli tendenti al secco, ma non secchi secchi.

 

Ho cercato in tutti i modi cognitivo-comportamentali di uscire dal loop. Niente da fare. Poi hanno bussato alla porta e Fatima ha introdotto nel salottino l’inquietudine inconsapevole della galassia fatta persona.

 

I miei pensieri parassiti sui capelli si sono attenuati, per la sua dolcezza, la sua eleganza nel portamento, il rendermi conto di chi avevo l’onore di conoscere e di scambiare opinioni sul cervello, che non fosse un molesto neuro-scienziato come me.

 

I miei pensieri parassiti si sono attenuati, ma sono rimasti come un fastidioso background.

 

La cosa più grave è che di quell’incontro è la cosa più intensa che ricordo. 

 

Come ricordarsi della guarnizione bruciata della moka, dopo avere fatto un aperitivo con Einstein.