Cervello in Tilt

Errori Seriali

11 Febbraio 2018

Errori Seriali

Presunti sani e rituali

di Stefano Michelini

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Il mio è un ricordo lontano ormai, però mi sembra che anche nel fare l’amore, cominciavamo nello stesso modo. Come nei rituali di accoppiamento dei pesci o di qualsiasi altro mammifero. 

 

Quando mi baciavi in quel modo o io ti toccavo la mano era il segnale di inizio delle nostre danze amorose.

 

Il rituale, in qualsiasi contesto non è un caso, perché permette, se perfezionato, di agire senza pensare. 

 

Se il rituale non è perfezionato, permette lo stesso di agire senza pensare, commettendo però gli stessi errori, senza chiedersi perché. A questo punto siamo presunti sani, inclini ad errori seriali.

 

Durante il suo sviluppo, il cervello ha elaborato matrici elettrochimiche predisposte al rituale, per risparmiare energia mentale. Quante più azioni quotidiane facciamo senza pensare più il cervello si riposa. E lui è contento così.

 

Se, combinato con il buon funzionamento dei circuiti nervosi predisposti al rituale, si è sviluppato un monitoraggio attento e flessibile sui risultati ottenuti dal ripetere una determinata sequenza di azioni, il rituale si avvicina alla perfezione e si rivela un grande vantaggio per l’ecologia del cervello.

 

Se invece il monitoraggio è basso, molti rituali si formano in modo caotico e quindi agiamo in modo caotico. Questo causa gli stessi errori e un senso di inquietudine interna che non riusciamo a definire, perché non la mettiamo bene in rapporto con quella sequenza di azioni. Questo concetto potrebbe essere banalizzato con la frase dei perdenti “Mi vanno tutte male”.

 

Un esempio molto chiaro del corretto utilizzo dei rituali, ci viene dagli sport di precisione, in cui il costante allenamento e controllo del risultato, consente all’atleta di non pensare ai suoi singoli gesti, ma all’esecuzione globale del gesto, che viene eseguito in automatico e in modo armonico.

 

Il cervello è molto pigro di per sé e tenta di risparmiarsi ogni volta che può e godere anche minimi privilegi: quando andiamo in chiesa, se ci andiamo, il cervello non ha voglia di scegliersi ogni volta il posto e tende sempre a indirizzarti nello stesso posto di seduta. Così al cinema, così a teatro, allo stadio, al ristorante. Questo meccanismo è talmente forte, che se andiamo nello stesso ristorante e non ci possiamo sedere allo stesso posto, proviamo una esperienza disturbante.

 

Se allarghiamo il concetto da questi minimi risparmi mentali, all’organizzazione del singolo giorno e se una telecamera ci riprendesse vedremmo un filmato quasi sempre uguale, tranne l’interferenza di variabili esterne.

 

Questi meccanismi sono alla base anche del collezionismo integrale dai francobolli, alle monete, agli amori, ai programmi televisivi. 

 

Altrimenti non si spiegano le puntate di Beautiful, che segnano il giorno di moltissime persone dal 23 marzo 1987, quando sul canale statunitense CBS debuttò la soap opera destinata a segnare un’epoca.

 

Il problema dei Presunti Sani è che il cervello si addormenta su rituali che nemmeno danno gratificazione, se non il rispetto della scansione temporale del giorno.

 

Questo stimola l’industria globale a creare prodotti ad hoc, spesso di basso profilo, ma che si insinuano tempestivamente nei nostri rituali e diventano parte della nostra vita. 

 

Di conseguenza ci paralizzano la volontà pensante, la creatività, il controllare se la nostra vita scorre sui binari voluti da noi o su quelli organizzati sui nostri difetti procedurali.

 

In un contributo precedente, “Io ti amerò di un amore nuovo” avevo definito l’amore come un’abilità esistenziale e non come un dono piovuto dal cielo. 

 

Per vivere bene, ci vuole attenzione a se stessi, ci vuole un’abilità esistenziale per il nostro agire, prima di essere risucchiati nella vita degli altri ed esserne condizionati.

 

Intanto il tempo scorre.