Cervello in Tilt

Ecologia mentale

14 Novembre 2018

Ecologia mentale

Diario di un neuroscienziato

di Stefano Michelini

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Nel mio passaggio esistenziale da Neuroscienziato, mi sono trovato dentro due rivoluzioni epocali e mi preparo alla terza. La prima rivoluzione, vissuta da giovanissimo medico, mi ha visto affrontare la decifrazione delle nevrosi freudiane, ridotte da noi ragazzi ai minimi termini e scomposte in singoli disturbi d’ansia. Da Freud entravamo nell’era delle Neuroscienze Cliniche, con orgoglio. Passavamo dal concepire l’ansia di vivere come una nebulosa inestricabile ad una serie di incroci da battaglia navale di facile comprensione. Gli incroci erano tra entità note ormai: un determinato disturbo d’ansia ed una sua terapia. Il vantaggio era quello di colpire e affondare un disagio ritenuto da sempre insondabile. Il Panico aveva finalmente un farmaco che lo curava, così l’ansia generalizzata e la timidezza patologica; così il disturbo Ossessivo Compulsivo. Sono state rivoluzioni a colpi di congressi, di articoli, di tutta una scuola che a me sembrava quella di Atene. Tutto questo fuoco del sapere ci ha portato molto avanti nelle conoscenze sul Cervello. 

La seconda rivoluzione neuroscientifica mi ha permesso di assistere e partecipare al travagliato affiancamento prima e al superamento poi, della terapia farmacologica su quella psicoanalitica. In una dinamica rinascimentale, completamente rivolta al funzionamento del cervello, si rafforzava sempre di più la concezione di un cervello chimico. Le sedute psicologiche di ogni tipo inducevano sì cambiamenti nel vivere, ma niente era assolutamente replicabile, misurabile e verificabile oggettivamente. Con tutte le grottesche vicende legate alle modalità truffaldine dell’homo sapiens, l’industria dello psicofarmaco si è comunque sempre evoluta a colpi di evidenze e ricerche dai risultati incontrovertibili. Il setting psicologico rimaneva un ausilio accessorio, complementare ai farmaci, ma non necessario. Milioni di pazienti nel mondo sono guariti in pochi mesi anziché in pochi anni. La rivoluzione generava persone di nuovo vive e nelle condizioni di governare il proprio destino nella piena consapevolezza e  nella salute mentale.

Oggi, per merito del mio bambino, ho l’opportunità di affrontare un altro buco nero, di battagliare a petto in fuori in un altra rivoluzione: l’autismo. Attualmente viviamo nell’oscurità totale. Dentro il buio, stiamo però trovando la quadra teorica. I neuroscienziati interessati al problema si muovono, cercano, si trovano come partigiani sui monti. Sento vivo il fermento. A me il compito di unirli, da vecchio generale insonne prima di una battaglia. Sarà una lunga guerra, ma oltre il buio pulsano i primi bagliori di luce. Seguo quelli e chiamo gli uomini di scienza, me compreso, a raccolta.