Cervello in Tilt

Amore e altre Dipendenze Senza Droga

24 Gennaio 2018

Amore e altre Dipendenze Senza Droga

Lasciato per un messaggio?

di Stefano Michelini

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Caro Stefano,

ti scrivo perché sono stato lasciato dalla mia donna, dopo cinque anni di meravigliosa convivenza.

Questo lo sai già, perché l’evento data ormai sette anni.

La causa apparente, la lettura di un messaggio non proprio ispirato dalla signora della foto, ma nemmeno al peggior mantra di Tinto Brass. 

Comunque era un messaggio che presupponeva e post-supponeva.

Il cartellino rosso è stato una esagerazione dettata dalla nostra immaturità del momento. La mia maggiore età ed esperienza di vita avrebbero dovuto permettermi di riflettere di più e di farti riflettere di più.

Al tempo, tranne questo gravissimo inciampo, che ha determinato lo sviluppo delle nostre rispettive vite, ero dipendente da Smartphone, che non erano ancora Smart, come affettivamente non lo ero io.

Ero dipendente per questioni lavorative, per una mia obbligata reperibilità ventiquattro ore al giorno. Non ventiquattro ore così per dire: ventiquattro ore reali.

Avevo un maledetto Motorola Startac come questo:

 

 

Sempre integrato nella mano, come nella foto nella tua pubblicazione online.

Era tutto perfetto, ma ci è mancata completamente la capacità di ragionare per una marea di contingenze, che hanno comunque come denominatore, come detto, la nostra immaturità di gestire una crisi fatta di rabbia, di senso di tradimento e di frustarazione che il mio darmi fino a quel momento era stato totale.

Noi eravamo professionisti dell’amore allegro, di quando ridi sempre, di quando ti accoccoli sul divano, uno da una parte, uno dall’altra ma con le gambe che si accavallano una sull’altra.

Sessualmente era la perfezione mentale e quindi fisica. Mi piaceva sentirmi sottomesso alle sue parole. Senza nessuna acrobazia, ma maledettamente complici.

Eravamo la felicità fatta coppia e la irradiavamo anche a chi stava intorno a noi.

Lavoravo moltissimo, come sempre ed ero fortunatamente al servizio di un despota a cui devo la mia professione. Eppure c’era sempre il tempo per tutto: dormire, film, cene tardi, nessuna cena, addormentarsi sul divano.

Certo io ero io, come sono ora, e se avvertivo la noia in una situazione sociale,  mi alzavo dalla sedia senza preamboli. Mi alzavo e andavo via, salutando appena. Neppure Céline sarebbe arrivato a tanta mala educazione involontaria.

Questo poteva causare reprimende, ma erano banalità, tanto sapevamo che non c’era da farci niente con me. Non me ne accorgevo nemmeno.

Vortici di gelosia reciproci finiti sempre in passione a letto.

Quello che ha caratterizzato il nostro rapporto, a parte l’infinito amore che potevamo darci con i mezzi sensoriali e cognitivi di quell’età, è la leggerezza. 

Il senso di evoluzione di un rapporto e in noi singoli, non mi passava nemmeno per la testa. Non ci passava nemmeno per la testa. La nostra evoluzione era essere felici ora per ora.

Poi, dopo cinque anni di seta pura, inciampo in una nanerottola perfida e falsa. La stupidità dell’uomo fatta carne. Lo hai sempre detto anche te, che noi uomini siamo una razza mentalmente inferiore. 

Mi è capitato di riflettere sulla bufala che le donne sono gestite dagli ormoni, quando invece lo sono, loro malgrado, una volta al mese. 

Noi maschi, idioti, siamo gestiti ogni giorno da ormoni assurdi che ci rendono incapaci di intendere e di volere. Fino a quando arriva la senilità, che ci fa rimanere comunque inferiori, ma per altre cause.

Chi sa perché ti scrivo ora o forse si, per quel tuo articolo online, che mi ha riportato tutto in superficie.

Non mi giustifico dietro alle tue teorie biologiche che la poligamia aumenta la possibilità di sopravvivenza della specie per l’opportunità di avere più prole.  Motivo per cui avere più relazioni sarebbe addirittura una missione. Può anche darsi, ma io mi sento di essere stato uno stupido, infinitamente stupido, prima e dopo. 

La deriva esistenziale che è seguita, per tutti e due, ne è la prova inconfutabile.

Tutto è diventato più difficile, articolato, impegnativo.

Anche se il bene reale tra noi rimarrà tale, “ciascuno perso dentro ai fatti suoi” fino alla morte.

Scusa Stefano se ti ho annoiato, ma tanto so come leggi te: una riga in cima, una a metà e una in fondo e capisci tutto. Non desidero nemmeno una risposta che mi sono dato da solo, come hai letto.

Siamo anziani ormai e vediamo le cose da una prospettiva diversa, come vedere un film dopo vent’anni di vita al fronte.

So comunque che, al di là di tutto, il nostro bene (il mio e il suo) rimane una certezza viva e non un ricordo nostalgico. 

Faremo sempre di tutto per noi. 

Forse è il più alto grado di purezza che il nostro amore ci consentiva di sviluppare.

Ciao Stefano e grazie di avermi ascoltato. A presto.