Cervello in Tilt

Amore e altre Dipendenze Senza Droga

19 Marzo 2018

Amore e altre Dipendenze Senza Droga

Erotica

di Stefano Michelini

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Storia personale di Stefano Michelini

 

Ho concepito pienamente l’erotismo nell’adolescenza, nel periodo che va dalla prima masturbazione, fino ai mesi eroici delle 10-15 masturbazioni al giorno. 

 

Le fantasie per sorreggere un auto-erotismo così elevato, presupponeva un’attività creativa infinita, che poteva variare anche all’interno della stessa masturbazione, come in quadro cubista e olografico nello stesso tempo.

 

Era bellissimo: scene su mia zia spiata sotto la doccia, i film normali della TV degli anni che vanno dal 1970 al 1990, in cui al massimo si vedevano donne in costume sulla spiaggia; oppure su immagini di giornali come ABC o STOP, che trovavo nel negozio di mia mamma e che mi si ripresentavano la sera in un magma indistinto di colore, calore e movimento. Tutto materiale onirico che si assemblava e mi portava nell’unico paradiso del tempo.

 

Quello che provavo con le prime ragazze non aveva niente a che fare con queste sensazioni e le percezioni, anche se la dinamica era la stessa. La mia, da solo, era una dinamica vera, quella con le ragazze una dinamica statica.

 

Il piacere da solo era un film nuovo ogni volta. Il piacere erotico con le ragazze era molto minore in quanto il bacio mi distraeva nel bello e anche le mie mani sul collo o sui capelli di LEI.

 

Per non parlare di quando subentrano i sentimenti.

Quando ami e sei con lei in macchina dietro, perché  stiamo più stretti, quando i baci si succedono come onde alte tre metri, la testa diventa un unico recettore di piacere, senza immagini, senza fantasie e questo è tutto un altro stare. L’erotismo non esiste. Esiste il tutto.

 

La chimica dei centri del piacere cominciano a prendere il comando del cervello, finalizzato a condensare tutto, in un unico stato estatico da plenilunio, per metterti nella condizione di mettere più sperma che puoi dentro la vagina, per riprodurti.

 

Tu non lo sai ovviamente, sei terrorizzato quanto lei a farla rimanere incinta, ma il cervello se ne fotte. Va avanti per conto suo, con il suo piano di riproduzione della specie, contando sull’errore di turno, sullo spermatozoo jamaicano che corre come Bolt o nuota come Mark Spitz negli umori vischiosi che trova.

 

Gli anni passano, smetto di masturbarmi e lascio il compito al caso delle intuizioni di LEI.

 

Mentalmente, il piacere globale ha il sopravvento sulle fantasie. 

 

Sono diventato frenetico, spinto dai sentimenti, delle sue frasi intelligenti, dal caldo della vagina, dalle bocche aperte, dalla voglia di entrare dentro prima possibile e più profondo possibile. 

 

Finisce qui la prima fase del mio erotismo. 

 

Dal cubismo giornaliero passo al film senza immagini. 

Inizia la mia fase cerebrale dell’amore, in cui molti fattori entrano in gioco con l’unico scopo di segnare un goal bellissimo da fare venire giù lo stadio, con una sola spettatrice: LEI.

 

Passano altri anni ancora e, anche questa fase del piacere globale, mi passa e fare l’amore si colloca in una fase mista e alternata tra il ludico, la passione, il concepire un figlio, fino ad arrivare ai cliché fondamentali del sesso. Come nelle gare di ginnastica artistica o nei dressage, che prevedono passaggi obbligati, che DEVI fare, uniti ad altri più estemporanei. 

 

Il piacere comunque rimane intatto. 

 

Solo un’altra nuova trasformazione del cervello cambia di nuovo il mio scenario erotico: il cervello mi prepara al piacere intellettuale, senza il quale non accedo a nessun desiderio fuori controllo, come fuori controllo deve essere: per provare ancora più piacere e per  ottemperare l’obbligo biologico di fare di tutto per riprodursi sempre in agguato. Consapevolmente o no. Per me. Parlo per me.

 

A me la fase dei cliché è durata pochissimo, perché ho una bassa resilienza allo standard. Comincio a eliminare questo e quello, perché stare dieci minuti  capovolti o a guardare il soffitto, perché LEI gira come una nomade sul mio corpo mi annoia. E allora tiro corto.

 

Alla fine ricomincia tutto, come in Pulp Fiction, in cui l’ultima scena del film torna ad essere la prima. Non sono ritornato alla masturbazione, ma alle fantasie che spesso sono cognitive, costruite, forzate, per sperare poi in un transito genuino verso la fantasia giusta. Allora chiudi finalmente gli occhi e ti lasci trasportare dalla corrente calda che ti porta al Niagara finale.

 

Questa è la mia storia erotica. Ciascuno credo abbia il suo percorso, condizionato da come il tuo cervello frulla pensieri, immagini, ansia di prestazione, protagonismo, edonismo specchiato, divinità che si aggirano felpate vicino al tuo letto.

 

In questo mio racconto, oltre alla peculiarità del proprio cervello, c’è una variabile non trascurabile: LEI. 

 

Pur rimanendo sotto il disegno biologico fisso di riprodursi, LEI può sconvolgere ogni senso e ogni dinamica.

 

A me non è mai successo di una LEI decisiva nel suscitarmi la mia forma peculiare di erotismo, ma a molte persone che conosco sì. Contento per loro, perché un piacere in più, in questa vita complessa, male certo non fa.

 

Alle soglie dei 60 anni, da compiere il 13 Novembre 2018, solo l’intelligenza   di lei, intesa come capacità di indurre in me nuove idee del vivere, è per me la più alta forma di erotismo. Con quella mi puoi portare ovunque, anche a nuotare con Moby Dick in pieno oceano.