Cleo

Vorrei indossare un completo pantaloni e giacca nera.
Vorrei sentire le sue guance ruvide strofinare il palmo della mia mano, solo per un istante specchiarmi nella sua cromatura …sentire il suo peso gravare sul mio braccio destro, come una nuova protesi a far parte dello stesso.
Vorrei uscire con lei un venerdì, verso le 6, nel pomeriggio. Andare in Centro, confondermi tra la folla in preda allo shopping natalizio, tra tante facce distratte, assenti o stupidamente allegre.
Vorrei andare in cerca di due volti sconosciuti che camminano abbracciati, noncuranti della calca e di qualsiasi cosa li circondi, poiché troppo presi l’uno dall’altra.
Vorrei seguirli, fino ad una via isolata. Non si accorgerebbero di me. Nessuno lo fa per lungo tempo.
E adesso lei…che vorrei farla uscire dalla mia tasca, ancora stretta alla mia mano. Due colpi, secchi, precisi, certi di uccidere. Uno a testa, in ciascuna testa.
Vorrei vederli cadere a terra come bambole rotte. Vorrei restare a guardare i loro corpi ancora caldi, i loro occhi sbarrati verso l’alto, dritti verso un Cielo che dovrebbe essere di tutti e non per i soli eletti da chissà cosa e perché.
Vorrei restare in piedi sopra di loro a guardare quella crema grigiastra, intarsiata di rosso che scivola lentamente sull’asfalto nero. Quel fluido che un tempo conteneva i loro sogni, le loro aspirazioni, vorrei guardarlo adesso mentre scorre su quel marciapiede sporco e cadere inesorabile in un canale di scolo fognario. Laggiù, in fondo, tra il letame e i rifiuti, proprio lì, dove ormai riposa ogni mio sogno o aspirazione.
Vorrei girare l’angolo e tornare sulla strada principale in cerca di un’altra coppia speciale….
Vorrei essere accolta di nuovo in casa da quella coppia. Tanto disponibili, sempre pronti a porgerti una mano. Loro, i padroni di quella che un tempo fu la mia casa.
Vorrei accompagnare lei in cucina mentre prepara il caffè. Guardarla affaccendarsi tra la polvere di Arabica e i fornelli, mentre la mia mano cerca il coltello del pane.
Vorrei abbracciarla forte, mentre è ancora di spalle, una mano sulla sua bocca, l’altra ad affondare la lama nella sua gola.
Vorrei stringerla ancora più forte mentre si dibatte, sentire le sue forze scemare, il suo corpo diventare più pesante. Quindi la lascerei scivolare dolcemente nella pozza del suo sangue. Buonanotte, Compagna…
Vorrei poi tornare in quel salone così caldo, così finemente arredato. Con il coltello ancora in mano, ripetere quanto già fatto per lui, così goffo nel suo sovrappeso, con le sue mani piccole dalle dita corte e tozze.
Vorrei aver portato con me una siringa da 5 ml di Killitam. E donare a quel cucciolo di cane così affettuoso la dose giusta per fargli dimenticare per sempre quanto i suoi padroni siano stati incapaci e maldestri nell’adottarlo e altrettanto crudeli nel cercare di educarlo.
Vorrei rovesciare tanto liquido infiammabile, tutt’intorno alla casa, seppure dispiaciuta di rovinare tanta eleganza accumulata in anni e anni di…. matrimonio…. e nell’accendere il fiammifero, ripenserei a quei due colombi, chiusi in quella casa a condividere una domenica pomeriggio di pioggia e freddo, sorridenti…insieme…
Mentre mi chiudo alle spalle quella porta vorrei non dimenticare la cosa più importante: le chiavi della casa di fronte. Gliele avevo promesse per i primi di gennaio, come al solito sono in anticipo….
Vorrei vestirmi elegante, ma sobria, calzando degli stivali alti.
Vorrei prendere quel treno che va a Nettuno e camminare lentamente verso quella clinica.
Vorrei poterla riconoscere, dopo tanti anni, su quella sedia a rotelle, ma sì, è proprio lei.
Vorrei che anche lei mi vedesse subito e che iniziasse subito a coprirmi di insulti e parolacce.
Vorrei inginocchiarmi davanti a lei, afferrarle il collo con una mano affinché taccia almeno per un po’. Per poterle dire piano:
“Hai fatto un solo errore nella tua vita, quello di non tenerti casta nel gennaio del 1965. Non ti perdonerò mai per questo!”
Vorrei alzarmi e voltarle le spalle, andare via in silenzio inseguita da altri epiteti, stilettate dritte nel cervello e nel fegato, pronta a stiparle con quelle di tutta una vita.
Ma so che tutto questo non accadrà mai.
So che – come sempre – una magica piccola sfera cacciata in gola al momento giusto mi impedirà tanta … sincerità.
Camminerò per questa strada verso una casa che forse non voglio più, farò il mio dovere, fino alla fine, sarò onesta e giusta.
Aspettando un Fine nella quale non spero quasi più…
Perché il terrore più grande è aprire gli occhi ogni mattina, consapevole che un nuovo giorno sta iniziando e che nessuno può viverlo al mio posto.
Perché la tortura più grande è stare in mezzo alla gente, costretta a sentire tante opinioni, tanti dictat, tanti opportuni consigli che vengono giù come pioggia acida da cattedre imbiancate.
Ed io vorrei restare ad ascoltare una sola voce.
La voce di lui che non c’è più. E nessuno sa il motivo. Non una spiegazione, non una parola, nemmeno un vaffanculo.
E vorrei te…. come non ti ho mai avuto. Come non ti posso avere.
Vorrei te accanto a me a raccogliere la mia disperazione, ad asciugare le mie lacrime per questo nuovo fallimento, a chiudermi in gola le mie grida per la paura di non farcela.
Vorrei il tuo braccio stretto forte alle mie spalle, come mai succede.
Vorrei la tua voce diventare dolce, le tue parole di rimprovero diventare incoraggianti.
Vorrei sentirti dire, almeno una volta, “Sarà un successo, vedrai. Tu puoi farlo! Ed io ci sarò”
Ma tu ormai fai parte degli Eletti, quegli eletti in quel Cielo che dovrebbe essere di tutti. Hai faticato tutta una vita per raggiungerlo e adesso tutto ciò che ti circonda occupa un posto molto secondario. Come è giusto che sia.
Fatalmente, chi “ascende”, per quanto abbia sofferto per farlo, molto presto dimentica il freddo dell’anima, la disperazione della solitudine, la miseria del vivere. Perché la prima cosa che fa è dimenticare per sempre quei tempi maledetti.
Ti capisco. E ti aspetto per parlare del mutuo che ho scelto. Ti aspetto così come sei, per quello che sei.
Perché ti voglio bene anche così.
Perché sei rimasto solo tu .
Fratello mio.