Cervello in Tilt

Ansia e Insicurezza

3 Agosto 2017

Ansia e Insicurezza

Timidezza

di Stefano Michelini

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La timidezza, l’arrossire facilmente, la difficoltà ad esprimersi in pubblico in modo disinvolto possono essere o non essere disturbo invalidante, in funzione di ciò che è richiesto dal vivere quotidiano. Un contadino, uno scrittore isolato, una casalinga, un benzinaio, un impiegato, un ricercatore, un revisore contabile possono gestire la propria timidezza come sempre è stato fatto nell’umanità: ricerca della solitudine in un piccolo ufficio, introversione, tentativi di fuga con futili giustificazioni per allontanarsi da un gruppo, alcool in una cena a cui si è obbligati ad andare, difficoltà a contattare individui dell’altro sesso, utilizzo di sostanze disinibenti come l’ecstasy o euforizzanti come la cocaina in occasione di performance sociali più impegnative. Ma chi è costretto per lavoro ad avere contatti? Un manager, un venditore, un prete all’omelia? Chiunque abbia necessità di contatti sociali multipli?

Se la timidezza va oltre soglia, questi soggetti sono individui destinati a prestazioni insufficienti, quando forse avrebbero potenziali qualità per esercitare il lavoro che desiderano. In un mondo relazionale come l’attuale, dominato dalla forma della comunicazione, dal sapersi vendere bene più che del contenuto proposto, la timidezza è un blocco di sviluppo del proprio potenziale enorme.

Proviamo a pensare quante carriere ed emancipazioni esistenziali si impantanano nel rosso disagio della vergogna e della bassa produttività. A causa della timidezza si possono fare scelte completamente opposte a quelle desiderate: un grande medico può scegliersi di fare il ricercatore chiuso in un laboratorio, un politico può scegliere di fare il segretario ombra, quando avrebbe le qualità del leader, uno studente con idee e opinioni brillanti può tenerle dentro di sé, non contribuendo allo sviluppo di un progetto. Chi è timido sa che si potrebbe andare all’infinito, che è destinato ad un bivio che lo porta sempre dove esiste anche un minimo pericolo di un contatto sociale. Anche un blando livello di timidezza, sempre in un contesto societario relazionale e competitivo, può essere considerato un difetto psicologico importante che deve essere affrontato e curato fino alla sua completa scomparsa. Essere liberi, senza vergogna di esprimere il proprio pensiero è una notevole conquista sociale. Per lo psicologo e lo psichiatra, la timidezza è un tratto facile da curare.