Cervello in Tilt

Ansia e Insicurezza

11 Maggio 2018

Ansia e Insicurezza

Spazi di memoria

di Elisabetta Ricci

‹ INDIETRO

Elisabetta Ricci parla con Stefano Michelini

 

 

Probabilmente questa storia è rimasta nella mia mente ormai per troppo

tempo…e per quanto assurda e decisamente da dimenticare, ritengo che

abbia un peso notevole sul mio benessere psicofisico. 

 

Mmmmmm…

 

È una di quelle cose di cui preferisci non parlare per far finta che non siano mai accadute, una di quelle cose che preferiresti cancellare, perché più

che altro, probabilmente, è stata l’inizio di tutto; oppure no; non so capirlo; non ha senso capirlo.

 

Elisabetta dolcissima, l’inizio di tutto è nascere in certo modo. Sia l’inizio di come ti senti, di quello che racconti e di quello che sei.

 

Ho conosciuto AS due anni fa. 

 

Per una persona normale, AS può risultare un elemento da considerare poco o niente, un tipo come tanti. Per una persona con una bassa autostima come me (sempre perché non sono mai contenta) era una stella. 

 

Errore tesoro, non essere mai contenta non coincide sempre con avere una bassa autostima. A volte anche l’opposto. A volte altre cose, che voi praticanti della vita, ma non studiosi della mente non potete sapere. Capisco quindi che si ricorra ad un linguaggio popolare. Non è una colpa, ma il mio chiarimento su concetti generici è lo scopo di Cervello in Tilt.

 

AS rappresentava un traguardo apparentemente irraggiungibile. 

 

Bello, alto, qualche tatuaggio, un accenno di barba e la bocca più morbida e carnosa che io abbia mai baciato, tanto bella quanto l’odio che provo ora per AS.

 

Ci siamo conosciuti per il sesso, l’unico aspetto che ci interessava, non un “come stai?” o un “che stai facendo?”, solo sesso. 

 

La prima volta che l’ho visto, a casa sua, quasi non lo riconoscevo. La tensione ci divorava, ma sapevamo perché eravamo lì e non vedevamo l’ora. 

 

Baci, abbracci, schiaffi, morsi, scherzi di ogni tipo, ha saputo come prendermi fin da subito, con forza, con passione. 

 

“Sei bellissima”. Era vero, ero davvero.

 

Se mi permetti, è vero Elisabetta. Non ci vuole un genio dell’estetica per accorgersene. In più, per quanto ancora aggrovigliata, sei bellissima anche dentro, anche se un pò pallosa. Ma siamo Presunti Sani e qualcosa che non va c’è sempre. 

 

Bellissima, mi sentivo bellissima e potevo tenere in mano tutto il mondo. 

 

C’ero io, c’era il sesso e c’era lui. 

 

Tutto Perfetto, poco altro aveva importanza.  

 

Ci uniamo in un nodo di capelli, sudore e labbra morbide. 

 

Nessun senso di colpa, nessun pudore.

 

Dio com’è difficile scriverlo.

 

Mi riaccompagna, lo saluto con un bacio carico di gratitudine e me ne vado in quella sera di settembre che non mi scorderò mai: gambe slanciate, bellissima, il mondo ancora in mano.

 

Gli scrivo subito il giorno dopo, nessuna risposta. 

 

Aspetto, ormai ho imparato ad aspettare, io sono la migliore di tutte, il mondo è mio.

 

Ci vediamo un mese dopo, gli impegni sono sempre tanti, e noi condividevamo solo il sesso. 

 

Stesso posto, primo pomeriggio. 

 

Ancora capelli, mani, caldo, graffi e passione, tanta passione. 

 

Un abbraccio, “Sei meravigliosa” e ci uniamo di nuovo. 

 

Magia, tutto è perdonato. Ci salutiamo. 

 

Io ancora bellissima, ma forse un po’ meno della volta prima.

 

 C’è qualcosa che non va.

 

Gli scrivo. 

 

Parlare, per una come me è sempre difficile, non sono brava a spiegare, mi serve più tempo per pensare e formulare, devo capire come rispondere per essere perfetta e bellissima, come sempre. 

 

Non mi risponde, ho evidentemente sbagliato qualcosa. 

 

Decido di non pensarci.

 

in definitiva era solo sesso.

 

Decidere di non pensargli mi faceva pensare a lui più di ogni altra cosa, anche più del ricordo di quelle sere nostre

 

Mi risponde che non possiamo più vederci. 

 

Orgoglio spezzato, sono infuriata: ha osato dire di no. 

 

Non rispondo io (fino al giorno dopo), devo fare la preziosa.

 

Comportamento inaccettabile. Mi calmo, non gli scrivo più.

 

Intanto gli impegni si sovrappongono, io ho ancora tutto il mondo nella mia mano e non posso ovviamente fermarmi. Ma soprattutto non posso pensare ad AS. Non ci devo pensare.

 

Passa il tempo: università, lavori, studio, mattina, pomeriggio, sera, notte.

 

AS si è impossessato della mia mente e non mi lascia in pace un attimo

 

Non riesco a smettere di pensargli. Resisto, devo essere forte e superiore.

 

Un po’ meno bella, un po’ meno sexy, ma pur sempre indimenticabile. 

 

Perfetta, come al solito.

 

Funziona. Mi scrive lui (hai visto? Sei bravissima). 

 

Ci vediamo e promette di farsi sentire più spesso. 

 

Era solo sesso, perché era così importante sentirsi? 

 

Doveva rimanere solo sesso, ma per me diventava sempre più difficile. 

 

Io ero Perfetta come volevo essere, come sempre.

 

Lui non poteva non volermi.

 

Intanto, mi sento sempre meno bella, sempre meno me. 

 

il mondo piano piano mi scappa dalle dita e si trasforma in un peso sempre più grande, sempre più pesante, che mi schiaccia ogni giorno di più. 

 

Non sono più così perfetta. Non sono più bellissima, non più desiderabile, più che altro non più desiderata.

 

AS non si fa vivo da ormai un anno. 

 

Lo ricordo con malinconia, non per lui, non per il sesso, ma per la me che ero in quel momento e che non riesco più ad essere.

 

Elisabetta, mi hai detto cose bellissime e chiare come mai. 

Si è sciolto il groviglio? 

Conta quante volte hai scritto Perfetta nel testo e avrai una conferma del tuo codice. 

Un consiglio ludico: ascolta e guarda il video del post di apertura della programmazione di oggi. A parte il piacerti, e ti piacerà, ha a qualcosa che mi ricorda i tuoi contenuti. 

 

A presto.