Ansia e Insicurezza

PROLOGO
Il contributo di Elisabetta Salvi centra come un cecchino in attesa da giorni, il punto critico della Terza Rivoluzione Psichiatrica: una vita che avrebbe potuto essere completamente diversa se non avesse dovuto aspettare cinquanta anni per essere riconosciuta come Presunta Sana. Ogni epoca, anche in medicina, paga la pigrizia, la negligenza e la lentezza degli uomini. Elisabetta si è saputa aggiustare, le sue piccole paure, ma devastanti e condizionanti sono state riconosciute in taxi mentre le proponevo di pubblicarmi Io Amo Amy, ma non potrà mai più assaporare tutte le cose andate perse in una vita completamente diversa che avrebbe potuto vivere.
“E’ stata la sensazione di un “nodo” alla gola?”
Io non sapevo neanche cosa volesse dire mia mamma con quelle parole ma ero davvero stanca e annuii e forse poteva davvero andar bene come descrizione del mio malessere.
Non so definirlo nemmeno ora, so che in classe avevo provato all’improvviso paura, terrore e cercando lo sguardo della Prof. con un filo di voce le avevo detto solo che non stavo bene. Avevo bisogno di uscire dall’aula, non riuscivo a stare ferma, le mani gelide ma sudate, freddo caldo contemporaneamente, il cuore impazzito, uno strano languore . Una bidella mi aveva accompagnata subito in “Sala medica” e li mi aveva raccomandato di aspettare la dottoressa che stava arrivando. Lei andava dalla Preside per telefonare a casa chiedendo a mia mamma di venire a prendermi. Questo era stato in sintesi quello che era accaduto.
Mia mamma finalmente arrivò. Preoccupatissima per il taxi che stava aspettando fuori mi aiutò a infilare in fretta cappotto e guanti. Poi a casa, finalmente a casa. Di corsa a letto, nella mia camera, nel mio letto pulito caldo ero riuscita a fare un grandissimo respiro: lentamente mi ero sentita di nuovo bene.
La mia salvezza! Quel palazzetto dei primi del 900, comprato da mia nonna per noi nipoti , era stata la mia salvezza! La mia famiglia, le mie persone, le mie regole, i miei riferimenti. Niente di estraneo, diverso, sporco, sudicio, insanguinato.
Come potevo spiegare a mia mamma la sensazione di paura, di terrore che provavo nei confronti di tutto quello che era “fuori” dal mio mondo. Tutto quello che avrebbe potuto apparirmi di colpo sporco, sudicio, insanguinato!
Così diventò il “nodo” alla gola.
Il pediatra, bravissimo medico, ma sinceramente fuori posto, visto che avevo iniziato la prima media e avevo avuto le prime mestruazioni, mi prescrisse comunque di non fare bagni quell’estate. Non aveva capito bene di cosa si trattasse, non aveva prescritto che analisi del sangue, ma aveva “prescritto” di non fare bagni. E in quell’alone di mistero e di punizione si era consumata in quel martedì la mia prima crisi d’ansia.
Excursus oggettivo di una vita condizionata dall’ansia
Salute fisica: malattie infettive e qualche influenza, nessun ricovero mai, per nessun motivo. Assolutamente presunta sana.
Salute mentale: ansia della paura e paura dell’ansia si inseguivano se varcavo la porta di casa.
Quindi: no soggiorni all’estero.
No vacanza da amiche
No qualsiasi situazione lontana da casa
Anche con i genitori, vacanze e viaggi erano simili a torture.
Necessità continua che qualcuno mi stesse accanto ero bloccata, non riuscivo a far nulla.
Studi: Liceo in qualche modo.
Innamoramento della psicologia.
Un matrimonio a 19 anni a casaccio come tentativo di risoluzione del mio malessere.
Lo stesso facoltà universitaria scelta a casaccio come tentativo di risoluzione della mia vita bloccata.
Corso parauniversitario scelto per non tradire completamente me stessa pur non frequentato mai ma studiando seriamente.
Tirocinio obbligatorio fasullo per arrivare al Diploma in psicometria.
Lavoro: Ingaggio appena terminato il tirocinio da importante Studio di consulenza. Ricerca e selezione del personale, supporto con i test alla selezione. Primo, secondo, terzo fallimento… sempre per ansie, panico improvvisi.
In realtà era la formazione che mi divertiva molto di più, che mi interessava di più…
Ricomincia la collaborazione con Studi di consulenza aziendale e Associazioni, con importante Multinazionale e poi Settore pubblico. Lavoro lavoro sempre lavoro tinto di ansia.
Poi vicende personali avverse, tante, una dopo l’altra…intervallate solo dalla nascita dei miei due figli, momenti meravigliosi slegati dalla paura e dall’ansia e connotati di entusiasmo…
Incontrai uno psichiatra nel bel mezzo di questo via vai tra medici di ogni specializzazione di ospedali diversi e casi diversissimi tra loro come possono essere diverse le situazioni di genitori , marito figli e di me stessa.
Un insieme di patologie come un cono gelato con davvero troppi gusti…a volte anche male assortiti.
Inaspettatamente lo psichiatra, un medico gentile che stavo incontrando per tutt’altri motivi , mentre salivamo su un taxi affermò “Tu soffri di crisi d’ansia vero?”
Non sapevo se mi stesse prendendo in giro o se e con chi potesse aver parlato di me. Per me era assolutamente inconcepibile che qualcuno potesse vedere quel groviglio di paure grigie e polverose che bruciavano dentro e mi intossicavano la vita da sempre. Da sempre infatti facevo acrobazie faticosissime per nascondere a tutti quel fuoco e quel fumo tossico ed ero sicura che nessuno mai se ne fosse accorto nel passato e se ne sarebbe accorto nel futuro. Vivevo con la certezza di essere riuscita a imbrogliare tutti nascondendo con le scuse più strampalate i momenti d’ansia. Ero sicura di avercela quasi fatta e quindi vedere tutto messo a nudo così impietosamente mentre stavo prendendo un taxi con uno pseudo sconosciuto mi destabilizzò.
Ma lo pseudo sconosciuto era un ottimo medico e sapeva cosa stava dicendo. Dopo un giusto lasso di tempo propose di cambiare farmaco, dalle mie goccine dolci e rassicuranti ne proponeva altre, oltretutto amare. Però, pensai, sembra un uomo intelligente, ne ho provate tante nei migliori studi neurologici di Milano che non sarà un tentativo in più che cambierà qualcosa.
Una sostituzione graduale, quasi impercettibile, monitorata. Monitorata dal “medico dei pazzi” anche quando allo specchio del bagno una notte mi vidi, o credetti di vedermi, le pupille dilatate!
Controlli accurati, analisi e l’incredibile diagnosi, verdetto, conclusione: l’ansia è spenta.
Era stata un fuoco poi brace fumo e ora era solo un mucchietto inerme di cenere grigia.
Mi guardai allo specchio, non pupille dilatate ma solo allegria e un po’ quella cenere tra i capelli.