Cervello in Tilt

Ansia e Insicurezza

12 Aprile 2018

Ansia e Insicurezza

Confessioni di un barista - Atto I

di Giulia Marchi

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Come in Pulp Fiction, comincio dalla fine della storia, per poi ripercorrere alcune tappe del mio percorso esistenziale, che voglio condividere con chi segue Cervello in Tilt.

 

Partendo dal presupposto base del movimento psicologico-psichiatrico Presunti Sani da 0 a 100 anni, che il carattere non esiste, ho cercato di entrare meglio in me, nel mio malessere quotidiano, nei miei errori seriali.

 

Dopo un accurato e faticoso lavoro in auto-analisi, nella ricerca di una maggiore ecologia mentale, ho riscontrato che ero completamente intossicata da mille condizionamenti esterni ed errori comportamentali: bassa autostima, insicurezza nel fare le cose, dubbi continui su ogni decisione che dovevo prendere, assenza completa di quella che ho imparato chiamarsi  Competenza del No, l’incapacità di dire no. 

 

In alcune situazioni lavorative, mi sono trovata sotto scacco anche per la mia incapacità di controllare le emozioni, facendomi leggere nervosismi personali  e ostilità verso chi pretendeva in malo modo. 

 

Nel mio mestiere dovremmo essere fermi come mimi sorridenti. 

 

Io non lo ero e mi si leggeva chiaro negli occhi. Tutto. 

 

Mi ripeto spesso che tante mie decisioni sono frutto del terrore emotivo che mi provocavano gli altri, ma solo ora mi rendo conto che la colpa non è di nessuno, bensì è il prodotto di tutto ciò che vi ho appena detto.

 

Tutto questo mi rendeva molto meno efficiente e coordinata nella mia vita e non mi portava da nessuna parte.

 

Poi mi sono chiesta perché ero diventata così e perché mi comportavo in un determinato modo; dove mi sono potuta correggere da sola l’ho fatto e lo sto facendo.

 

Il mio lavoro in auto-analisi è stato agevolato dalla mia partecipazione attiva a Cervello in Tilt, in qualsiasi tipo di modo: contributi, suggerimenti  di espansione, supporto funzionale con interazione diretta con il webmaster. Sono entrata dentro il mondo funzionale di Cervello in Tilt, non fermandomi al ruolo di insider, ruolo comunque fondamentale per il movimento.

 

I sintomi minori di disturbi veri e propri, presenti dalla nascita e confusi con il carattere e quindi destinati, secondo il primo dei luoghi comuni a non cambiare, mi erano sfuggiti completamente. 

 

Ero travolta anche dalla frenesia del vivere quotidiano dietro il bancone del bar. 

 

Ero Travolta dai visi, dagli ordini, dalla maleducazione,  dai rumori.

 

Non potevo pensare a me. 

 

Non riuscivo a pensare a me.

 

Non avevo gli strumenti per pensare a me.

 

Dopo la mia prolungata e tenace auto-analisi, ho avuto una percezione netta: il mio cervello era diventato molto più attivo e ricettivo, soltanto riflettendo sui miei difetti atavici e ogni giorno cercando di lavorarci su.

 

Quando ho iniziato a seguire la pagina Facebook e il Website, facevo fatica a leggere i post e gli articoli; mi dovevo soffermare sulle parole per capirne a pieno il significato; a volte dovevo anche rileggere più di una volta il post per poterne catturare la vera essenza.

 

Oggi, a distanza di qualche mese, dopo aver eseguito la pulizia mentale di cui vi parlavo, mi rendo conto che il mio cervello è molto più elastico e allenato nell’apprendere quello che leggo: una semplice lettura e subito mi è chiara l’essenza del discorso.

 

Altre volte, una semplice occhiata e ho intuito dove si va a parare.

 

Sono sempre ancora dietro il bancone di un bar e, di sicuro, non è che io sia diventata improvvisamente più intelligente, ma sono riuscita a mettere in atto quel meccanismo di igiene mentale e di conseguenza di liberazione comportamentale. Mi sono evoluta.

 

Il top l’ho raggiunto quando mi sono portata emotivamente dentro al post che stavo leggendo, percependo le emozioni e le sensazioni di chi l’aveva scritto.

 

Come se la potenza emozionale di questo social potesse bucare la mente e arrivarmi dritta all’emozione, all’arricchimento socio-culturale e, di conseguenza, ad una qualità della vita migliore.

 

La strada da percorrere è ancora molto lunga, ma se non altro, oggi ho in mano la bussola che mi consentirà di non perdermi.

 

Nel frattempo, tra i tanti errori, avevo fatto buone cose, con i miei figli, mio marito e con mio fratello a cui, con orgoglio, ho donato un rene pochi anni  fa. 

 

Federico aveva un rene in tilt!. Ora sta da Dio.

 

A presto con il secondo atto.

 

Giulia