Cervello in Tilt

Ansia e Insicurezza

23 Luglio 2018

Ansia e Insicurezza

Colpa

di Giulia Marchi

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Mi sento schiacciare.

 

Il senso di colpa è diventato un enorme macigno sulle mie spalle.

 

Lotto con tutte le forze. Me ne voglio liberare. Non molla la sua pesantezza  e spinge anche sulla schiena.

 

Il mio cervello non è libero. I condizionamenti sono troppi e cerco di ricacciare in dietro i brutti pensieri, ma non è per niente semplice.

 

Mi sento sull’orlo di una catastrofe.

 

Mi scuoto un po’ come quando scuoto la tovaglia piena di briciole, ma non riesco a farlo fino in fondo. Le briciole, come sassi appiccicosi restano attaccati.

 

Forse sei tu la tovaglia appiccicosa che trattiene i sassi Giulia.

 

Non si tratta solo della notte. Quando mi sveglio alla mattina, il senso di colpa lo ritrovo sul cuscino, nel caffè, nello specchio.

 

Mi perseguita, non mi dà tregua, cerco una soluzione ma non la trovo. 

Il senso di colpa mi fa commettere errori seriali grossolani e compromette tutto, anche il mio rapporto con chi mi circonda e che amo.

 

Mi vorrei nascondere, a tratti vorrei sparire, vorrei poter tornare indietro per non essere in questo disastro.

 

Chiudo gli occhi. Torno a momenti di effimera felicità e cerco di riportare nella mia testa quello stato d’animo. Cerco un punto di svolta.

 

È difficile è una battaglia continua. 

 

Immagino soluzioni estemporanee con pensieri estemporanei: chi sa, forse tra un anno sarò libera da tutto questo. 

 

So benissimo che nessuno mi libererà da questa oppressione, se non io stessa e devo trovare la forza per farlo.

 

Sì, sei tu la tovaglia appiccicosa che trattiene i sassi Giulia. I tuoi ricordi familiari, il tuo rifugio negli odori di famiglia parlano del tuo disagio, come questo outing. Vero, sarai soltanto tu a liberarti. Non aspettarti niente, perché è molto raro che una soluzione esterna venga a farlo. Quello che ti manca ora non è la forza, ma un’analisi lucida della situazione.

 

 

Post Scriptum

 

Il senso di colpa deriva da una depressione, intesa come malattia, o dalla frustrazione, condizione fisiologica che noi tutti sperimentiamo. In questo secondo caso, il senso di colpa deriva da un primo livello di confusione tra fattori oggettivi e soggettivi. I fattori oggettivi vanno a loro volta distinti, in passati e presenti. Sulle dinamiche passate non c’è niente da fare. Sono passate. Su quelle attuali si può lavorare.

 

I fattori soggettivi derivano dalla pigrizia del cervello ad affrontare questo primo livello di distinzione. Invece di procedere verso la chiarezza razionale,  da semplice a complessa che sia, preferisce subire l’emotività negativa. La liberazione sta nell’iniziare, in forma scritta e non di pensiero, questo processo. 

 

Poi ci sono domande molto semplici che, a seconda delle situazioni, mettono in luce il ladro che scappa alla nostra analisi e chiariscono la vera essenza del senso di colpa. 

 

Statisticamente sono due:

 

  1. Se guadagnassi 5000 euro al mese pulite, avrei gli stessi sensi di colpa?
  2. Se avessi una situazione familiare e lavorativa diversa, vivrei i sensi di colpa nello stesso modo?